La decisione è arrivata dopo le perquisizioni dei Mossos d'Esquadra che hanno portato a ipotizzare la creazione di un sistema per attaccare sistematicamente coloro ritenuti nemici dalla dirigenza. Non solo politici e giornalisti, secondo le rivelazioni dei media spagnoli, ma anche ex calciatori e atleti ancora sotto contratto. Il capitano Gerard Piqué aveva già espresso la delusione della squadra a ottobre: "Scandaloso"
La crisi del Barcellona va oltre i risultati sul campo e sembra non avere fine. L’ex presidente Josep Maria Bartomeu è stato arrestato dai Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, per il cosiddetto Barçagate. Assieme a lui sono finiti in manette anche Jaume Masferrer, suo braccio destro, Oscar Grau, consigliere delegato, e Román Gómez Pontí, capo dei servizi giuridici, tutti coinvolti nella creazione di un sistema di diffamazione sui social contro gli oppositori della dirigenza blaugrana.
Un anno fa la trasmissione della Cadena SER ‘Què t’hi Jugues!‘ rivelò che la società aveva messo sotto contratto I3 Ventures, un’impresa di web marketing che gestiva vari account con lo scopo di difendere la giunta direttiva del club e attaccare i critici. I profili colpiti variavano da politici indipendentisti fino a ex giocatori come Xavi Hernández e attuali bandiere come Gerard Piqué e Leo Messi. La reazione del Barcellona fu immediata: si negava totalmente qualsiasi relazione di I3 Ventures con gli altri account. Ma di fronte alle prove presentate dalla maggiore radio spagnola, Bartomeu fu obbligato a sciogliere il contratto con l’impresa. Secondo lo stesso programma, il Barcellona aveva stretto accordi con altre cinque imprese di NiceStream, gruppo che gestisce, tra gli altri, I3 Ventures.
Lo scorso giugno, una denuncia della piattaforma Dignitat Blaugrana per amministrazione sleale e corruzione si trasformò in un’indagine della giudice Ariadna Gil, che diede inizio alle visite dei Mossos al Camp Nou e agli uffici del Barcellona. Già durante i primi controlli, le autorità avevano espresso il loro disappunto per la poca collaborazione: alcune fatture erano state distrutte per evitare che la commissione di controllo della stessa società si esprimesse in merito.
Nel tentativo di salvare le apparenze, Bartomeu incaricò un’indagine condotta dalla Price Waterhouse che confermò la partecipazione del braccio destro del presidente, Masferrer, nella creazione di contenuti diffamatori e nella divisione dei pagamenti in varie quote per evitare controlli interni. La cifra ammontava a un milione di euro all’anno, spartita in diversi contratti da 200mila euro. I primi indizi di condotta delittuosa vennero trovati a ottobre, pochi giorni prima dell’annuncio delle dimissioni di Bartomeu e della direzione del club. Circa 20mila soci erano infatti riusciti a imporre una mozione di sfiducia a cui il presidente scelse di non sottoporsi.
La squadra ha espresso la sua delusione, a ottobre, attraverso le parole del capitano Gerard Piqué a La Vanguardia: “Io, come giocatore del Barça, vedo che la mia squadra sta sprecando denaro, denaro che adesso ci stanno chiedendo, per criticare non solo persone esterne con una relazione storica con il club, ma anche giocatori in attività, e questo è scandaloso. Ho chiesto spiegazioni a Bartomeu e quello che mi ha detto ‘è stato Gerard, non lo sapevo’. Io ci ho creduto, però dopo vedi che la persona incaricata di gestire quei servizi lavora ancora per la società”.
La notizia dell’arresto di Bartomeu arriva a soli sei giorni dalle elezioni del nuovo presidente: il Barcellona è un’associazione sportiva con oltre 220mila soci che votano ogni quattro anni per suffragio universale. I tre candidati finalisti sono Victor Font, Toni Freixa e Joan Laporta, anche loro vittime della campagna diffamatoria del loro predecessore.