Colpevole per quello che la presidente del tribunale ha definito “un patto di corruzione” col magistrato della Corte di Cassazione, Gilbert Azibert, e per traffico di influenze. Con queste accuse l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stato condannato oggi a 3 anni – 2 con la condizionale – per lo scandalo delle intercettazioni. Sarkozy, 66 anni, è il secondo presidente della Repubblica condannato a una pena detentiva, dopo Jacques Chirac nella vicenda dei falsi impieghi al Comune di Parigi quando era sindaco. Imputati nel processo anche l’avvocato Thierry Herzog e, appunto, Azibert, anche loro giudicati colpevoli.

La vicenda giudiziaria – Il politico 66enne, presidente dal 2007 al 2012, è stato condannato per aver tentato di ottenere illegalmente informazioni da un magistrato nel 2014, a proposito di un procedimento legale in cui era coinvolto nel quadro del caso Bettencourt – nel quale ha ottenuto un non luogo a procedere nel 2013 – in cambio della promessa di intervenire a favore del magistrato perché ottenesse un incarico di prestigio a Monaco. Il caso derivava da un’altra inchiesta relativa ad un possibile finanziamento libico della campagna presidenziale di Sarkozy nel 2007. Nel corso delle indagini i giudici scoprono che Nicolas Sarkozy utilizza una linea telefonica segreta, a nome di ‘Paul Bismuth’, per comunicare con il suo legale, Thierry Herzog.

Una decina le conversazioni trascritte e sulla base delle quali parte l’accusa su un “patto di corruzione” tra l’ex presidente, Herzog e Azibert. Per il pubblico ministero, quest’ultimo ha trasmesso per il tramite di Herzog informazioni coperte da segreto e tentato di influire su un ricorso in cassazione presentato da Sarkozy a margine del caso Bettencourt. La Corte di Cassazione ha convalidato nel marzo 2016 il ricorso alle intercettazioni telefoniche tra l’avvocato e il suo cliente. Beneficiando gli avvocati di una tutela particolare, in nome del segreto professionale, per potere ascoltare le conversazioni tra il legale e il suo cliente, la giustizia doveva accertare che l’avvocato fosse lui stesso sospettato di aver commesso un’infrazione (in caso contrario le sue dichiarazioni non avrebbero potuto essere consegnate nei processi verbali né essere ritenute a suo carico).

La condanna al carcere – È la prima nella Quinta Repubblica per un ex presidente, ma l’ex inquilino dell’Eliseo ha lasciato la sala delle udienze libero. Non c’è infatti mandato di carcerazione nei suoi confronti, né verso gli altri due imputati riconosciuti colpevoli. La presidente della camera correzionale del Tribunale di Parigi che ha pronunciato la sentenza ha anche spiegato che questa condanna ad un anno di reclusione potrà essere organizzata, anche a domicilio con monitoraggio elettronico. Queste condizioni verranno determinate successivamente da un giudice, spiega Bfmtv. La condanna al carcere – un anno, e due di condizionale – si spiega con la “particolare gravità” delle accuse rivolte ad un ex presidente della Repubblica che si è servito del suo status e delle sue relazioni per gratificare un magistrato che ha servito i suoi interessi personali, pur essendo garante dell’indipendenza della giustizia durante il suo mandato. La condanna peraltro non è definitiva e le parti hanno dieci giorni per ricorrere in appello. Herzog lo ha già fatto. Sempre questo mese, il politico affronterà un altro processo, con altre 13 persone, per accuse legate a finanziamenti illegali della sua campagna presidenziale nel 2012. L’accusa aveva chiesto per Sarkozy 4 anni di carcere, 2 con la condizionale.

Le reazioni – La destra francese ha reagito alla sentenza esprimendo “stupore” e “tristezza” per quello che viene considerato un “accanimento giudiziario”. “La severità della pena è assolutamente sproporzionata e rivela l’accanimento giudiziario di un’istituzione già molto contestata. Bisogna fare piena luce sui metodi e sull’indipendenza della Procura nazionale finanziaria (Pnf)”, ha scritto su Twitter Christian Jacob, il presidente del partito di Sarkozy, Les Républicains. Da parte sua, il capogruppo dei senatori repubblicani, Bruno Retailleau, ha deplorato una “condanna estremamente dura per un dossier particolarmente debole”. Retailleau ha ricordato che esiste un “diritto alla presunzione di innocenza, finché tutte le vie di ricorso non sono state tentate”.

“Molta tristezza, trovo che le cose siano andate molto severamente”, ha detto su radio France Info il sindaco repubblicano di Chalon-sur-Saône, Gilles Platret, secondo cui “non ci si può accontentare del primo grado. Bisognerà che la giustizia rilavori questo caso”. Per il deputato repubblicano di Alpes-Maritimes, Eric Ciotti, “questa prova (…) non rappresenta una tappa nel percorso giudiziario che non è ancora finito”. Da parte sua, il deputato di Eure-et-Loir, Olivier Marleix, si è detto “disgustato dalla pesantezza della pena in un contesto in cui la procura nazionale finanziaria. Per lui, la Procura nazionale finanziaria “non ha fornito alcuna prova”.

“Già nel 2017, le scelte della Procura nazionale finanziaria decisero l’esito delle presidenziali”, ha deplorato Marleix, in allusione all’inchiesta sugli impieghi fittizi che bloccarono la corsa all’Eliseo dell’ex premier, Francois Fillon. Da parte sua, la vice presidente dei repubblicani all’Assemblea Nazionale, Annie Genevard, si è detta “stupefatta”, fornendo “sostegno” e “amicizia” a Sarkozy. Il capo di Debout la France, Nicolas Dupont-Aignan, ha denunciato da parte sua “due pesi due misure”. “Quando la giustizia sarà altrettanto severa con i criminali trafficanti di droga che aggrediscono i nostri poliziotti?”, si è chiesto retoricamente il leader del piccolo partito sovranista di destra radicale. Dalla parte di Sarkozy anche la moglie dell’ex presidente Carla Bruni che su Instagram scrive: “Che accanimento insensato, amore mio…la lotta continua, la verità verrà a galla”, aggiungendo l’hashtag #injustice, ingiustizia, e una foto romantica di lei col marito.

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