“Ciao CPAC. Ti sono mancato?”. Così Donald Trump ha salutato la folla della “Conservative Political Action Conference” di Orlando. L’ex presidente ha scelto la riunione annuale dei conservatori americani per la sua prima uscita pubblica dopo l’addio alla Casa Bianca. In un discorso durato un’ora e mezza, alternando battute e invettive, Trump ha di nuovo proclamato di aver vinto le elezioni del 2020. Ha attaccato Joe Biden; se l’è presa con i repubblicani che a Washington hanno votato per il suo impeachment e con i transgender che incarnano la “cancel culture” anti-americana. Ha escluso, Trump, di voler fondare un nuovo partito, ma ha anche ventilato la possibilità di scendere in campo nel 2024. “Sapete, potrei persino decidere di battere i democratici per una terza volta” ha detto, tra l’entusiasmo dei presenti che ritmavano una sola frase. “Noi ti amiamo!”.

I 90 minuti di Orlando hanno una volta per tutte escluso la possibilità che Donald Trump scompaia dalla vita pubblica americana. Il 45esimo presidente è qui per restarci e comunque i suoi temi, le sue ossessioni, il tono duro ed esasperato del suo conservatorismo hanno ormai fatto breccia nel partito repubblicano. Molti degli interventi alla tre giorni del CPAC di Orlando hanno rilanciato le accuse di frodi elettorali e il lamento per il “cuore perduto dell’America”. Se è ancora troppo presto per dire con certezza che Trump sarà il candidato repubblicano nel 2024 – e se buona parte della leadership repubblicana tira un sospiro di sollievo alla notizia che non ci sarà nel futuro un movimento trumpiano indipendente – il tono e le parole pronunciate dal podio di Orlando smarcano Trump dal passato e ne fanno un ingombrante protagonista degli anni a venire.

“C’è stato un livello di disonestà incredibile”, ha subito attaccato Trump a Orlando. Il tema delle presidenziali 2020, “manipolate e rubate dai democratici”, è stato negli ultimi mesi il cavallo di battaglia dell’ex presidente, ripetuto all’infinito e contro ogni evidenza (Trump ha perso per circa 7 milioni di voti). Quest’articolo di fede è tornato nel discorso di fronte ai conservatori americani. “Immigrati illegali e morti hanno votato, e altre cose orribili sono avvenute che sarebbe troppo lungo menzionare. Ma la gente lo sa” ha detto Trump, che ha accusato la Corte Suprema di non aver avuto “lo stomaco e il coraggio di intervenire”. Senza mai citare l’attacco al Congresso del 6 gennaio, e sostenuto dallo slogan urlato dalla folla – “Tu hai vinto! Tu hai vinto!” – Trump ha spiegato che i democratici avrebbero “appena perso la Casa Bianca”. Ed è lì, che scherzando ma non troppo, ha accennato a un suo possibile ritorno in campo nel 2024: “Chi lo sa? Chi lo sa? Potrei persino decidere di batterli per una terza volta”.

Implacabile è stato Trump nella distruzione di quelli che ha chiamato con disprezzo i RINO, i “Republicans In Name Only”, che distruggerebbero “il partito repubblicano, i lavoratori americani e il nostro stesso Paese”. Anticipando che alle elezioni di Midterm del 2022 appoggerà solo “leader repubblicani duri e intelligenti”, l’ex presidente ha pronunciato, uno dopo l’altro, i nomi dei deputati e dei senatori che hanno votato per il suo impeachment. Soffermandosi soprattutto su Liz Cheney, definita una “guerrafondaia i cui consensi sono crollati a una velocità sconosciuta a qualsiasi essere umano”, Trump ha esortato i repubblicani: “Liberatevi di queste gente!” Non c’è però stato il temuto (dall’establishment repubblicano di Washington) annuncio sulla creazione di un suo partito. “Sono fake news – ha spiegato -. Il partito repubblicano è più unito che mai. La sola divisione è tra una manciata di dilettanti dell’establishment politico di Washington e chiunque altro in giro per questo Paese”.

Mentre proprio nella capitale Joe Biden e il Congresso sono impegnati nell’approvazione della legge di stimolo economico da 1900 miliardi di dollari, Trump ha anche colto l’occasione per castigare pesantemente la nuova amministrazione. “Sapevamo che Biden sarebbe stato un cattivo presidente ma nessuno di noi avrebbe mai immaginato quanto cattiva questa amministrazione sarebbe stata, e quanto a sinistra sarebbe precipitata”. Citando “una nuova orribile crisi migratori ai nostri confini meridionali” e l’incapacità di Biden di riaprire le scuole, Trump ha spiegato che “in un solo, breve mese siamo passati dal’America First all’America Last”. Di fronte a una platea che applaudiva entusiasticamente, Trump ha mostrato che è ancora il tema dello straniero quello che raccoglie più consensi nel mondo conservatore. “Le politiche migratorie radicali di Biden non sono solo illegali. Sono anche immorali, senza cuore e sono un tradimento dei valori fondanti della nostra nazione”.

Trump è arrivato sul podio del CPAC alle cinque del pomeriggio, con oltre un’ora di ritardo sul programma. Indossava un abito blu, con camicia bianca e l’immancabile cravatta rossa. Se nella prima parte del discorso ha disciplinatamente seguito il teleprompter, il gobbo elettronico, nella seconda ha divagato, soprattutto quando ha dovuto affrontare il tema che più gli sta a cuore: quello dei presunti brogli elettorali. Nel complesso il discorso è stato un “classico Trump”, un intervento che tende a privilegiare i toni accesi, da rally, ricco di paradossi, battute, botte di risentimento, invettive e minacce agli avversari. A Orlando Trump ha anche fissato i caratteri del suo conservatorismo, che ha definito come un’ideologia politica che intreccia “accordi geopolitici e limitazioni all’immigrazione”. Passando da tirate contro la Cina, il nucleare iraniano, le energie rinnovabili e l’industria hi-tech ad appelli per sostenere finanziariamente i due comitati elettorali che lo sostengono, Trump ha anche trovato il modo di prendersela con le persone transgender. Imitando un sollevatore di pesi, ha detto: “Ragazze e donne sono inferocite per il fatto di essere costrette a competere contro coloro che sono maschi biologici”. La frase è stata accolta con applausi e risate. Il tema riprende perfettamente una narrazione conservatrice che insiste sui rischi che le nuove tendenze ideologiche e di genere portano ai valori dell’America tradizionale. “Non vi ha detto niente nessuno? – ha ironizzato nel suo intervento a Orlando Josh Hawley, uno dei senatori più vicini all’ideologia trumpiana. Voi, intendendo i conservatori, le loro idee e sentimenti, “dovete essere cancellati”.

La kermesse di Orlando ha mostrato come il mondo americano più conservatore abbia fatto proprio il trumpismo. “Non è più il CPAC, questo è il TPAC”, ha scherzato Donald Trump Jr., a sottolineare la presa del padre sul movimento. Mentre un’enorme statua dorata dell’ex presidente troneggiava nella hall dell’evento, tutti gli oratori di questi giorni – da Hawley a Ted Cruz a Jim Jordan a Kristi Noem – hanno rilanciato i temi più cari a Trump: dai brogli elettorali all’egemonia della sinistra radicale all’idea che le chiusure in tempo di epidemia siano una fesseria. Questo mondo conservatore è però solo una parte del partito repubblicano, e al suo interno coesistono opinioni diverse. Nel tradizionale sondaggio informale che conclude ogni CPAC, il 55 per cento dei partecipanti ha detto di volere Trump come proprio candidato alle presidenziali 2024 (in seconda posizione un altro trumpiano ortodosso, il governatore della Florida Ron DeSantis). Ma solo il 68 per cento afferma di voler vedere di nuovo Trump impegnato in una campagna elettorale. Sono numeri interessanti. Se Trump non mostra alcun desiderio di tornare a vita privata, il mondo politico e sociale attorno a lui appare percorso da qualche dubbio e riserva. Gli applausi e gli slogan urlati a tutta voce oggi potrebbero, nel futuro, attutirsi.

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