“Però, mi sono rotto, torno a casa, e mi rimetterò in mutande”. Lucio Dalla era, è, sarà dappertutto. Per sempre. Se Ernesto Assante e Gino Castaldo volevano sfruculiare nel profondo l’anima poetica, musicale, bolognese dello Scaffale dei Libri ci sono riusciti. Sommi conoscitori della materia Lucio, come della musica leggera italiana tutta, raccontano la vita del cantautore bolognese in “Lucio Dalla” (Mondadori) con una malia, una potenza, un pudore che non avevamo ancora rintracciato da nessuna parte. Un flusso inesausto di intrecci storici ed umani, di guizzi vitali, di analisi dei testi musicali ad avvolgere come una amichevole coperta calda, come un mantello di silenzioso rispetto, la vita di un genio della musica e dello spettacolo. Attenzione però, è un Lucio urticante, indeciso, scontroso, ipocondriaco, “contaballe”, quello che si intravede ironicamente in filigrana nel libro di Assante/Castaldo mentre attraversa gli ultimi quarant’anni del novecento. Gli scarti, gli scazzi, le crisi, le sparizioni, i tentativi di suicidio, le svolte radicali, che hanno formato il “cantautore” Dalla a partire dai primi Sanremo quando non era, e rimase, nessuno; passando per gli exploit incompresi di 4 marzo ’43 e Piazza Grande; i tre album sperimentali, misconosciuti, culturalmente fondamentali con il poeta Roberto Roversi; infine la maturità del successo con l’album Com’è profondo il mare (1978) e tutto quello che straordinariamente ne seguirà. Lucio Dalla è un viaggio astrale che coglie la musica nel suo farsi, che definisce nitidamente contorni e colore del mito, che tratteggia sicuro il percorso d’ “artista impegnato, poetico, irriverente, ma soprattutto libero”. Infine gli aneddoti, felici, preziosi, gustosi: l’incazzatura con Verdone; l’Internazionale cantato con Venditti e De Gregori; l’insegnamento ai manager di Berlusconi; Luca Carboni che osserva il suo futuro dalla vetrata dell’osteria da Vito; Futura che si forma sotto al Muro di Berlino e di fianco… a Phil Collins. Libro che letteralmente si divora in un pomeriggio. Voto (pelosissimo): 8