Dopo il ritrovamento del cadavere della povera Laura Perselli nel fiume Adige lo scorso 6 febbraio, i carabinieri del nucleo sommozzatori di Genova Voltri stanno continuando a lavorare senza sosta nel tentativo di rinvenire anche il corpo di Peter Neumair, compagno di Laura. Il figlio della coppia, Benno Neumair, che dal 29 gennaio si trova nel carcere di Bolzano con l’accusa di aver ucciso entrambi i genitori e di averne occultato i cadaveri e che, fino ad oggi, si è professato innocente, ha fatto sapere tramite i suoi legali che è disponibile ad essere interrogato dai pubblici ministeri Igor Secco e Federica Jovene per fornire la sua versione dei fatti.
Intanto emergono importanti novità come il ritrovamento, sempre nel fiume Adige, di alcuni oggetti che potrebbero aver a che fare con il duplice omicidio, fra i quali una coperta, una chiave inglese, un moschettone per arrampicate in montagna e uno smartphone ora al vaglio degli inquirenti. Fin dall’inizio, la Procura di Bolzano ha ipotizzato che il trentenne figlio della coppia possa aver ucciso prima il padre nel pomeriggio del 4 gennaio e poi la madre nel momento in cui quest’ultima stava rincasando, e si sia sbarazzato dei cadaveri la sera stessa tra le 21:00 e le 22:00 arrivando in ritardo di un’ora a casa di Martina, l’amica che lo attendeva per cena e presso la quale ha trascorso la notte (probabilmente per crearsi un alibi).
Sono state ormai accantonate le supposizioni secondo cui Benno Neumair avrebbe lasciato nell’abitazione di via Castel Roncolo i corpi senza vita dei genitori, per far ritorno a casa il mattino seguente e provvedere al loro occultamento sull’altopiano del Renon. Sarebbe stato troppo rischioso qualora un parente o un vicino di casa avesse deciso di far visita alla coppia quella sera o la mattina seguente – circostanza che si è effettivamente verificata come è emerso nelle ultime ore.
L’ipotesi che Benno avesse lasciato i cadaveri dei genitori sulla scena del crimine e li avesse rimossi la mattina seguente cozzava anche con il pericolo di essere visto dai vicini di casa in pieno giorno, con la luce e in un orario lontano dal coprifuoco in cui era più probabile incontrare persone per le scale e in giardino, anche servendosi dell’uscita secondaria attraverso la cantina.
Ipotesi inverosimile, soprattutto se si tiene conto che il duplice omicidio molto probabilmente non sarebbe avvenuto d’impeto ma con una certa pianificazione, quasi scontata almeno per quanto concerne Laura Perselli che, rientrando in casa, avrebbe scoperto l’assassinio di Peter. Dall’autopsia sul corpo della donna è emerso che la causa del decesso è stata uno strangolamento probabilmente attuato con una corda da arrampicata, compatibile con quelle in uso da Benno Neumair. Il particolare agghiacciante conseguente all’esame dell’anatomopatologo è che la madre di Benno non abbia neppure avuto il modo e il tempo di difendersi perché, con ogni probabilità, aggredita alle spalle. A corroborare la tesi degli inquirenti ci sarebbero anche le bugie raccontate da Benno Neumair, alle quali si aggiunge una notizia appresa in questi giorni.
Madè, la sorella di Benno che viveva a Monaco di Baviera per motivi di lavoro, allarmata dal fatto che i genitori non le rispondessero più al telefono, la mattina del 5 gennaio aveva chiamato il fratello che viveva con loro e Benno le avrebbe risposto che non sapeva dove potessero essere perché, dopo aver passato la notte da Martina, era rincasato senza vederli, era nuovamente uscito e in quel momento, mentre parlava al cellulare, si trovava in montagna a spasso con il cane. A quel punto Madè aveva decido di mandare una vicina di casa a controllare e quando quest’ultima suonò alla porta ad aprire fu proprio Benno, facendo crollare il castello di menzogne raccontate fin dal primo momento in cui i suoi genitori erano scomparsi e i loro telefoni si erano spenti senza mai più riaccendersi.
Un castello di menzogne che sarà difficile giustificare davanti ai pubblici ministeri che già la prossima settimana attendono la deposizione di Benno e la sua versione dei fatti.