L’American Petroleum Institute, la maggiore lobby statunitense nel settore petrolifero, accetterà la fissazione di un prezzo alle emissioni di Co2 causate dalle estrazioni e dalla lavorazione degli idrocarburi. Ad anticiparlo è il Wall Street Journal, che dà conto di una dichiarazione in base alla quale l’Api sosterrà la determinazione di un “carbon price” che consentirebbe di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi con ricadute economiche inferiori rispetto ad “azioni normative prescrittive”. Nell’Unione europea un sistema del genere, l’Emission trading system, è già in vigore dal 2008.
L’Api chiede insomma che questo diventi il “principale strumento di politica climatica per ridurre le emissioni di CO2, contribuendo a mantenere l’energia a prezzi accessibili”. Il quotidiano lo definisce il segnale più forte dato finora dai grandi produttori di petrolio e di gas in appoggio agli sforzi del governo per affrontare il cambiamento climatico. Un segnale che arriva non a caso dopo l’avvicendamento alla Casa Bianca: il nuovo presidente Joe Biden intende fare della lotta al climate change uno dei pilastri del suo mandato.
La bozza di comunicato rivelata dal Wsj non entra nel dettaglio sullo schema di fissazione del prezzo e sui tempi dell’intervento.