Il leader di Sinistra italiana si rivolge al presidente Draghi per capire "di quali ulteriori elementi dispone il governo italiano in merito ai fatti" e "quali iniziative intenda intraprendere al fine di prevenire possibili situazioni di conflitti d'interesse con Paesi stranieri, anche per far fronte ai richiami dell’Unione europea ad approvare norme più stringenti in materia"
I rapporti tra Matteo Renzi e il regime dell’Arabia Saudita arrivano in Parlamento. Il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha presentato un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio Mario Draghi per capire “di quali ulteriori elementi dispone il governo italiano in merito ai fatti” e “quali iniziative intenda intraprendere al fine di prevenire possibili situazioni di conflitti d’interesse con Paesi stranieri, anche per far fronte ai richiami dell’Unione europea ad approvare norme più stringenti in materia”. Fratoianni usa parole molto dure, definendo “inopportuno che un ex Presidente del Consiglio, senatore in carica e leader di un partito, viaggi su un jet privato offerto dal fondo sovrano di un altro Paese e percepisca un compenso da una fondazione di uno Stato estero che promuove gli interessi internazionali di quello stesso Stato”. Come se non bastasse, non è “irrilevante”, il fatto che Renzi, in quanto “membro della Commissione Difesa del Senato italiano” riceva pagamenti “da uno Stato straniero”. E non un Paese qualunque: Riyad, continua il deputato, è governata “da un principe ereditario di una monarchia illiberale e feudale nonché uno dei maggiori acquirenti di armamenti del mondo, il 12% di tutte le armi vendute in larga parte utilizzate in Yemen“.
L’interrogazione parlamentare di Fratoianni arriva dopo che nei giorni scorsi il leader di Iv ha deciso di auto-intervistarsi sul caso, nonostante avesse promesso di convocare una conferenza stampa per spiegare i suoi rapporti con l’Arabia. La vicenda è nota: in piena crisi di governo Renzi ha partecipato a Riyad agli eventi della fondazione Future Investment Initiative Institute (del cui advisory board è membro con un compenso fino a 80mila euro annui). Definendo peraltro il Paese il luogo di un “nuovo Rinascimento” nonostante il caso Khashoggi e la sistematica violazione dei diritti umani che va avanti da anni. “Il rientro improvviso del sen. Renzi dall’Arabia Saudita sarebbe avvenuto a bordo di un volo privato pagato dal FII, Future investment initiative institute, Fondazione saudita nata per decreto del Re all’inizio del 2020, organizzatrice dell’evento citato e del cui advisory board lo stesso sen. Renzi farebbe parte”, scrive Fratoianni. “E avrebbe usufruito per il volo Riyad-Roma di un jet Gulfstream G450 di una compagnia privata con sede a Riyad, il valore di questo servizio ammonterebbe a circa 28.600 dollari“. Il punto è che Renzi fa parte della commissione difesa del Senato ed “è leader del partito politico ‘Italia Viva’ che esprime Ministri e sottosegretari i quali contribuiscono a decidere l’indirizzo politico del governo italiano. A parere dell’interrogante la circostanza che chi riveste un ruolo politico e istituzionale di grande rilievo nel nostro Paese, possa contemporaneamente ricevere compensi da uno Stato straniero, desta grande preoccupazione“.
Fratoianni evidenzia quindi il fatto che “i leader politici, insieme ai social e ai media tradizionali, possono, più o meno intenzionalmente, prestare il fianco a interferenze straniere, contribuendo a diffondere ‘disinformazione’ la quale può essere promossa da attori esterni come business e per trarre profitto”. Un tema, quello delle interferenze straniere nella vita democratica di ciascun Paese, che “è oggetto di approfondito dibattito” in tutte le democrazie occidentali. Anche in Italia, a cui il Consiglio d’Europa chiede da anni di “dotarsi di norme per disciplinare le attività ‘extra’ dei parlamentari. Nel 2016 la Camera dei Deputati ha varato un Codice di condotta ispirato a quello vigente al Parlamento europeo mentre il Senato della Repubblica non ha ancora adottato alcun provvedimento nonostante l’Unione europea raccomandi all’Italia ‘lo sviluppo di un solido insieme di restrizioni in materia di donazioni, regalie, manifestazioni di ospitalità, favori e altri benefici concessi ai parlamentari'”. Da qui, conclude, la richiesta di chiarimenti all’esecutivo e l’appello a introdurre norme che regolino il conflitto d’interessi per i parlamentari e per chi ricopre cariche pubbliche.