Forse tutto cambierà da stasera, ma in questo momento niente a Sanremo può far pensare che manchi poco all’inizio della 71esima edizione del Festival. Era stata minacciata la zona rossa che poi si è scolorita in arancione rinforzato e poi sembra in giallo ocra. Non è ben chiaro neanche ai sanremesi, ma il clima rimane da zona rossa, soprattutto intorno al Teatro Ariston – intorno al quale bisogna aver un motivo per passeggiare e soprattutto anche solo per fermarsi davanti. C’è il divieto di sosta del pedone.
Un divieto che crea divertenti paradossi. Per allacciarsi una scarpa è meglio proseguire qualche centinaio di metri verso Ventimiglia per non essere sanzionato dalla Polizia locale? I cameramen possono avvicinare i passanti, ma solo a una distanza superiore al metro e mezzo, ma se si forma un capannello di curiosi il gruppo verrà disperso. Ma di curiosi non ce ne sono.
Ai cantanti è stato consigliato addirittura di usare auto con i vetri oscurati. Ho visto un auto targata francese con i vetri oscurati, intravedevo delle persone all’interno, mi sembrava di intravedere i Maneskin. Mi sono avvicinato e nonostante non abbiano abbassato il vetro ho intuito che più che appartenenti a una band potevano essere degli affiliati del clan dei Marsigliesi. I francesi sono molto temuti perché passano il confine per venire di nascosto a fare acquisti in Italia, portando qualche nuova simpatica variante del Covid.
Il Festival ha sempre vissuto in una bolla, ma quest’anno la bolla è diventata un buco nero che l’ha inghiottito, cancellando la festa che lo ha sempre circondato. È inutile cercare per i vicoli i famosi sosia dei Vip. Non ci sono. Era bello incontrare i sosia di Liz Taylor e Luciano Pavarotti che facevano rivivere gli originali scomparsi. Li vedessi oggi, in uno di queste stradine deserte, forse un po’ mi spaventerei, come se fossi a Zombieland.
La domanda che circola a Sanremo quest’anno non è “chi vincerà il Festival?”, ma “Come se la caveranno?”. La mancanza del pubblico esclude il pericolo della classica irruzione del disturbatore di turno. In un Sanremo normale è impossibile controllare davvero tutti e succedono cose davvero imprevedibili. Ne ricordo una che pochi conoscono, perché è stata sventata un attimo prima che fosse troppo tardi.
Avvenne durante uno dei primi Sanremo condotti da Fabio Fazio a cui partecipai come autore. Non ricordo in quale serata, da una quinta apparve un uomo completamente vestito di bianco. Si trattava dell’imitatore Alfredo Papa, che allora godeva di una discreta notorietà. Un addetto ebbe l’intuizione di chiedere: “Scusi, lei chi è?!” “Sto per entrare, tocca a me!”. Dopo una gentile, ma decisa colluttazione con gli addetti alla sicurezza, sparì dietro le quinte e non se ne seppe più niente. E’ questo il fascino del Festival, ciò che la fa diventare un luogo insensatamente affascinante e imprevedibile. Un monumento che assomiglia a un enorme soufflè, che nessuno sa per certo che si gonfierà.
C’è un tempo d’attesa che tutti quelli che hanno partecipato almeno una volta al Festival ricordano ancora, come possono ricordare la notte prima degli esami di maturità. Una trepidazione che inizia sui titoli di coda della prima serata e finisce il giorno dopo alle 10. Quella è l’ora in cui escono i dati Auditel. Fino a quel momento nessuno dice nulla, perché solo quel numero della prima serata decreta il successo o l’insuccesso. Immagino che anche quest’anno sarà così. Non c’è attenuante che tenga, nessuno accetta scuse: vale solo l’Auditel.
Per questo, grande sincera solidarietà e buona fortuna a chi sta faticando per questo strano “distopico” Sanremo 2021.