Scienza

Sputnik V, il vaccino russo anti Covid “marcia” sull’Europa. Ma senza autorizzazione dell’Ema impossibile la somministrazione

Dopo la pubblicazione dei dati di efficacia sulla prestigiosa rivista The Lancet viene guardato con occhi diversi. Approvato in Ungheria il vaccino è somministrato in alcuni paesi come Argentina, Bolivia, Serbia, Algeria, Palestina e Bielorussia per un totale di 37 paesi

Con un’efficacia quasi pari a quelli di Pfizer e Moderna lo Sputnik V, il vaccino russo presentato al mondo addirittura l’estate scorsa dal presidente Vladimir Putin, dopo la pubblicazione dei dati sulla prestigiosa rivista The Lancet viene guardato con occhi diversi. E soprattutto nell’ottica di ampliare il portafoglio europeo di vaccini – dopo tutti problemi riscontrati con le consegne – è già nella lista dei possibili sieri che l’Ema, previo il parere iniziale del comitato di esperti e della task force sui vaccini – potrà valutare quando chi lo commercializza presenterà la richiesta.

Il composto, che è stato realizzato dal Gamaleya Research Institute, ente di ricerca statale russo, in collaborazione col ministero della Difesa, è un vaccino a vettore virale con una particolarità: per le due dosi previste vengono utilizzati due diversi vettori virali. A novembre, tra lo scetticismo della comunità scientifica, Mosca ha dichiarato una efficacia del 90%. Dati poi pubblicati il 2 febbraio scorso dalla rivista The Lancet e analizzati in Italia dall’Istituto Spallanzani di Roma. Approvato in Ungheria il vaccino è somministrato in alcuni paesi come Argentina, Bolivia, Serbia, Algeria, Palestina e Bielorussia per un totale di 37 paesi. Il Venezuela ha avviato le vaccinazioni in questi giorni proprio con le prime 100.000 dosi del lotto di 10 milioni di vaccini acquistati dalla Russia per un importo di 200 milioni di dollari, nel quadro di un accordo firmato tra le due nazioni lo scorso dicembre. Non si conosco i dati di somministrazione in Russia e lo stesso presidente, Vladimir Putin, non è stato immunizzato.

L’Ema, il 10 febbraio, ha pubblicato sul suo sito una nota in cui si sottolinea che l’agenzia “non ha finora ricevuto la domanda per la rolling review o un’autorizzazione di commercializzazione per il vaccino contro il Covid-19 sviluppato dal Centro Gamaleya”. A commercializzare all’estero il vaccino è il Russian Direct Investment Fund, il fondo sovrano che lo ha finanziato, e che invece sostiene di aver inoltrato la domanda il 29 gennaio. In un tweet ha allegato un documento in cui si dichiara che allo Sputnik sono stati assegnai i curatori nell’ambito della richiesta di parere indipendente fornito dal Committee for Medicinal Products for Human Use (Chmp). Quindi solo dopo aver ricevuto l’ok degli esperti, nonché che dal Covid 19 Ema pandemic task force, le autorità russe potranno tecnicamente registrare la domanda di rolling review. Da quel momento in poi per l’approvazione ci potrebbe volere un mese e forse più perché essendo prodotto in un sito extra europeo dovrà essere verificato che il vaccino venga prodotto secondo gli standard europei. La Russia potrebbe allargare la breccia nell’Ue che è stata aperta dall’Ungheria perché nei giorni scorsi anche l’Austria ha iniziato a trattare con Mosca per la fornitura del vaccino anti-Covid Sputnik V. Il giorno dopo lo sbarco del farmaco a San Marino, e nonostante le diffidenze di Bruxelles.

Di Sputnik V “dopo la pubblicazione su The Lancet di dati importanti posso pensare solo bene. Non pensavo benissimo all’inizio, quando era stato presentato un po’ come uno strumento di propaganda politica. Non è verosimilmente così e quindi evviva, se si potesse usare sarebbe una gran cosa. Però per poterlo usare in Europa bisogna che venga presentato all’Ema“, l’Agenzia Ue del farmaco, e all’Ema se la richiesta di via libera non la presenti “non te lo possono approvare” sottolinea il professore Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, intervenuto ad Agorà su Rai3.