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Spagna, nuove polemiche contro i Reali: le sorelle di re Felipe VI volano negli Emirati da Juan Carlos e si vaccinano prima del tempo

Le due infantas Elena e Cristina, rispettivamente 57 e 55 anni, avrebbero dovuto attendere varie settimane per ricevere la prima dose in Spagna, sebbene la seconda viva stabilmente in Svizzera. Per partiti storicamente repubblicani come Esquerra Republicana e Podemos si tratta di un altro caso che dimostra la necessità di abolire i privilegi di cui godono

La Casa Reale spagnola è di nuovo sotto accusa. Felipe VI, l’attuale re, ha cercato costantemente di separare la sua figura dagli scandali che continuano a colpire il resto della famiglia. Ma gli eventi non lo aiutano e gli ultimi giorni sono stati particolarmente negativi per i Borboni. Prima è toccato a Juan Carlos, l’ex monarca fuggito negli Emirati Arabi lo scorso agosto, che ha pagato 4 milioni 395 mila euro al fisco spagnolo grazie ai prestiti di imprenditori e aristocratici, poi alle sorelle di Felipe, Elena e Cristina, che mentre erano in visita dal padre ad Abu Dhabi hanno scelto di farsi vaccinare.

Le due infantas, rispettivamente 57 e 55 anni, avrebbero dovuto attendere varie settimane per ricevere la prima dose in Spagna, sebbene Cristina viva stabilmente in Svizzera. Per partiti storicamente repubblicani come Esquerra Republicana e Podemos si tratta di un altro caso che dimostra la necessità di abolire i privilegi di cui godono. La Casa Reale, consultata per l’esclusiva di El Confidencial, ha voluto ricordare che Elena e Cristina non fanno più parte della casata dal 2014: “Il re non è responsabile di ciò che fanno le sue sorelle”, ha scritto in un comunicato un portavoce. Tra gli altri vaccinati negli Emirati ci sono anche Félix Sanz Roldán, direttore del Centro Nazionale di Intelligenza e proprio il re emerito Juan Carlos, l’unico che secondo l’ordine stabilito dalle autorità spagnole non avrebbe saltato la fila.

Diversa la questione che riguarda il fisco. L’ex monarca ha effettuato un primo regolamento di conti di 680mila euro a dicembre per chiudere le indagini sui fondi che l’imprenditore messicano Allen Sanginés-Krause avrebbe messo a disposizione di alcuni membri della famiglia reale, escludendo gli attuali re, per pagare viaggi, hotel e ristoranti. Nel secondo caso, la cifra si eleva a quasi 4 milioni e mezzo e corrisponde ai viaggi finanziati dalla Fondazione Zagatka, con sede in Liechtenstein e gestita dal lontano cugino di Juan Carlos, Alvaro de Orleans.

La polemica è sorta sulla provenienza di quei 4 milioni e mezzo. Secondo fonti dell’operazione, consultate da El País, si tratta di prestiti provenienti da una decina di benefattori, tra imprenditori e aristocratici. È proprio la formula del prestito a non convincere: non prevede alcun tipo di tassazione, a differenza della donazione, che arriva fino al 40%. Implicherebbe inoltre la restituzione del denaro, che i benefattori escludono anche per l’età avanzata di Juan Carlos, 83enne. Per questa ragione, il sindacato dei tecnici del ministero del Tesoro ha chiesto che si indaghi su un processo che di fatto somiglia più a una donazione e cerca di eludere nuovamente il fisco. La vicenda ha fatto infuriare il premier Pedro Sánchez, che ha dichiarato di condividere il sentimento di “rifiuto” della maggior parte della popolazione e considera “una mancanza di senso civico” i comportamenti dell’ex monarca.

Una squadra di quattro magistrati sta studiando i suoi conti in tre casi distinti: la presunta commissione da 65 milioni di euro per la mediazione tra Arabia Saudita e un consorzio di imprese spagnole nella creazione di una linea ad alta velocità a La Mecca, l’utilizzo del denaro dell’imprenditore messicano Allen Sanginés Krause, e la connessione con società in paradisi fiscali. Gli avvocati difensori sono ottimisti: secondo i loro calcoli il primo caso verrebbe archiviato, perché risale al periodo in cui Juan Carlos era re, quindi quando godeva dell’inviolabilità, il secondo si chiuderebbe con il regolamento di conti e il terzo semplicemente non esiste, dato che il re nega qualsiasi legame con società offshore.

La legge spagnola prevede che il contribuente possa evitare l’accusa di frode fiscale se regolarizza il suo debito prima di una denuncia formale. Se il pagamento dovesse essere completo e veritiero, sarebbe a quel punto esentato da eventuali processi giudiziari. Ma la cifra non dichiarata ammonterebbe a 8 milioni di euro e la situazione economica di Juan Carlos è peggiorata drasticamente da quando suo figlio Felipe ha deciso di revocare i 200mila euro annui erogati dalla Casa Reale, mentre la commissione araba è finita nelle mani di Corinna Larsen, storica ex amante.

Il 23 febbraio la Spagna ha commemorato il quarantesimo anniversario del tentativo di colpo di Stato. La televisione nazionale trasmise le immagini del tenente colonnello Antonio Tejero Molina mentre interrompeva la votazione del candidato alla presidenza Leopoldo Calvo-Sotelo nel Congresso. Juan Carlos, protagonista della transizione democratica, criticò il golpe in diretta con la divisa delle forze armate. Suo figlio ha riconosciuto pubblicamente che “la sua fermezza e autorità furono determinanti per la difesa e per il trionfo della democrazia”, ma di fatto sta cercando di allontanarsi da suo padre per salvare la corona.