Per la prima volta dopo sei settimane di calo consecutivo, i casi segnalati di Covid-19 in Europa tornano ad aumentare. L’allarme arriva dall’ultimo briefing dell’Organizzazione mondiale della sanità che già martedì aveva sottolineato il trend in aumento al livello mondiale. Secondo il responsabile per l’Europa, Hans Kluge, nell’ultima settimana “i nuovi positivi sono aumentati del 9%”, con un numero assoluto di 1 milione di contagi nella regione.
L’aumento globale dei casi, pari a 2,6 milioni nell’ultima settimana, si è concentrato in particolare nell’area del Mediterraneo orientale (14%), nel Sud-Est asiatico (9%), in Europa (9%) e nelle Americhe (6%). Le ragioni secondo l’Oms sono da ritrovare nella diffusione delle varianti, nell’allentamento delle misure di salute pubblica e sociali e anche nella cosiddetta “stanchezza pandemica”, ossia la crescente fatica della popolazione nel rispettare queste misure.
Una situazione che secondo Kluge, che parla per l’Europa, non dovrebbe verificarsi: “La continua tensione sui nostri ospedali e sul personale sanitario si confronta con atti di solidarietà medica tra i vicini europei. Tuttavia, a più di un anno dall’inizio della pandemia, i nostri sistemi sanitari non dovrebbero trovarsi in questa situazione”.
Preoccupa la situazione dell’Italia. Secondo il report dell’organizzazione mondiale della Sanità è fra i cinque Paesi al mondo che la scorsa settimana hanno registrato il maggior numero di nuovi casi di Covid-19: gli Stati Uniti d’America (472.904 nuovi casi, comunque in calo del 2% rispetto alla settimana precedente), il Brasile (373.954 nuovi casi, +18%), la Francia (149.959 nuovi casi, +14%), l’Italia (112.029 nuovi casi, con un aumento del 32%) e l’India (105.080 nuovi casi, +21%).
La situazione delle varianti che sta spaventando l’Italia non risparmia il resto d’Europa. La inglese, inizialmente identificata nel Regno Unito, ora “è stata segnalata in 43 dei 53 Paesi della regione europea”, mentre la sudafricana “in 26” e la brasiliana “in 15”.
L’allerta è massima e le stime non confortano. Secondo il direttore delle emergenze dell’Oms, Michael Ryan, non è realistico ed è prematuro “pensare che il mondo si lascerà alle spalle la pandemia di Covid-19 entro la fine dell’anno”. “Ma penso che quello con cui possiamo farla finita, se siamo intelligenti, sono i ricoveri, i decessi e la tragedia associati a questa pandemia”, ha concluso.