Attività industriale rallentata e a singhiozzo, calo dei consumi, negozi e uffici chiusi, aerei a terra, treni dimezzati. Il risultato, calcola l’ Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) è stato un calo dei consumi energetici del 10% nel 2020. Una flessione prevedibile e sostanzialmente il linea con quella del Prodotto interno lordo, ma comunque impressionante se contestualizzata in base storica. Si tratta infatti della contrazione più marcata degli ultimi 76 anni. Bisogna risalire al biennio 1943-1944, nel pieno della seconda guerra mondiale per trovare flessioni paragonabili. “Nell’ultima grande crisi economica, nel 2009, i consumi si erano ridotti ‘solò del 5,7%” , spiega Francesco Gracceva, ricercatore Enea. Il rovescio positivo della medaglia è la flessione più o meno analoga delle emissioni di Co2 (-12%) che sono ora inferiori del 40% rispetto ai livelli del 2005. Il 30% della riduzione, spiega l’Enea, è legato a fattori ‘virtuosì (come la riduzione dell’intensità energetica e il minor utilizzo di fonti fossili carbon intensive) e per il 70% alla contrazione del Prodotto interno lordo.
La quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sui consumi finali è stata pari al 20% circa nel 2020, con una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2019. L’Italia supera quindi l’obiettivo Ue del 17%. “Se i consumi energetici totali fossero rimasti sui livelli del 2019 la quota di rinnovabili si sarebbe fermata poco oltre il 18,1%, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue”, osserva il coordinatore dell’Analisi, Francesco Gracceva. “Il 2020 – ha infatti segnato un ulteriore rallentamento delle installazioni di nuova capacità elettrica rinnovabile, ferme a circa 1/4 di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi 2030″, aggiunge Gracceva.
Nel mix energetico le rinnovabili risultano “stabili (+1% quelle elettriche), mentre la forte diminuzione di petrolio (e del carbone) ha spinto al minimo storico dal 1961 la quota di fossili (72% contro il 74% del 2019). Il gas si conferma prima fonte energetica in Italia (37,4%), anche se con consumi in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente e sono in “forte diminuzione” le importazioni nette di elettricità (-13%).