Diritti

Parità di salario uomo-donna, la Commissione Ue propone direttiva: ‘Stipendi trasparenti e sanzioni per datori di lavoro che discriminano’

L'idea è di tutelare il lavoratore in tutto il suo rapporto con il datore: dal colloquio al contratto. Tiziana Ciprini, deputata M5s: "Entrambi i temi, peraltro, sono l'ossatura della proposta di legge a mia prima firma per il superamento del divario retributivo di genere e per favorire l'accesso delle donne al lavoro depositata ad inizio legislatura. La crisi di governo ha rallentato la discussione, adesso il parlamento si muova velocemente"

Pari salari e pari dignità sul posto di lavoro tra uomini e donne. La Commissione europea ha presentato questa mattina una proposta di direttiva sulla trasparenza salariale per garantire che tutti i cittadini degli stati membri ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro a prescindere dal proprio genere. Nel processo di parificazione di genere, l’organo legislativo europeo ha pubblicato un documento in cui sono introdotte misure che aumentano la trasparenza interna alle aziende, rafforzando i diritti di chi subisce discriminazioni. Previste anche sanzioni per i datori di lavoro.

Il tema è stato affrontato in maniera chiara nel proposta della Commissione, a partire dall’offerta di lavoro: i datori dovranno fornire informazioni sul livello – o l’intervallo – retributivo iniziale fin dall’annuncio del posto vacante, o comunque prima del colloquio. Ma non solo. Per l’istituzione guidata da Ursula von der Leyen, va vietata la possibilità per i datori di lavoro di chiedere informazioni sulle retribuzioni precedentemente percepite dal candidato. Tutelati anche i dipendenti già assunti che potranno chiedere informazioni sul proprio livello di retribuzione e sui livelli salariali medi, ripartiti per sesso, per le categorie che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.

Inoltre i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno rendere pubbliche all’interno delle aziende tutte le informazioni sul divario retributivo tra lavoratrici e lavoratori. Nel caso in cui le retribuzioni dovessero denunciare un divario eccessivo, pari al 5%, e il datore di lavoro non dovesse essere in grado di giustificarne il divario in base a fattori oggettivi neutri dal punto di vista del genere, i datori di lavoro dovranno effettuare una valutazione delle retribuzioni, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori. La direttiva potrà poi essere retroattiva: i soggetti discriminati potranno ottenere un risarcimento, compreso il recupero integrale della retribuzione arretrata e dei relativi premi e sarà il datore di lavoro a dover provare, eventualmente, che non c’è stata discriminazioni. Da Bruxelles fanno sapere che si aspettano sanzioni specifiche da parte degli Stati membri per le violazioni della norma sulla parità retributiva.

Tiziana Ciprini, deputata del MoVimento 5 Stelle e membro della Commissione Lavoro, accoglie con soddisfazione la scelta dell’organo legislativo comunitario, “La proposta della Commissione Ue sulla trasparenza salariale per garantire la parità di retribuzione tra donne e uomini che svolgono lo stesso lavoro, sia nel settore privato sia in quello pubblico, e sul rafforzamento dei diritti di chi subisce discriminazione è un segnale importante anche alla luce del delicato momento storico che stiamo attraversando – commenta Ciprini – Entrambi i temi, peraltro, sono l’ossatura della proposta di legge a mia prima firma per il superamento del divario retributivo di genere e per favorire l’accesso delle donne al lavoro depositata ad inizio legislatura. Proposta poi confluita in un testo unificato alla cui realizzazione hanno contribuito tutti i gruppi parlamentari e che è all’esame della Commissione Lavoro. L’apertura della crisi di Governo ne ha rallentato la discussione ma adesso dobbiamo riprenderla velocemente, votando gli emendamenti presentati e poi portando il testo in Aula. Insieme ai giovani, le donne sono quelle più colpite dall’emergenza sanitaria: non c’è più tempo da perdere”.