Ho sempre avuto un rapporto difficile con i vaccini antinfluenzali. Ho sempre pensato – e forse sbagliando, visto cosa ho imparato nella puntata di domenica sera di “Indovina chi viene a cena” con Sabrina Giannini – che avere un po’ di febbre non potesse essere preoccupante. In realtà altre pandemie si sono sviluppate, spesso sottovalutate e fortunatamente limitate, i cui studi hanno portato a pensare che il contagio animale-uomo fosse al centro, come ci ha ampiamente illustrato la Giannini. Ma sicuramente il Covid è una storia diversa.

Certo avremmo potuto risparmiare tante vite umane se, come dico da anni, avessimo equiparato pubblico e privato accreditato. Certo avremmo potuto salvarne altrettante se, come dico da anni, avessimo riqualificato la medicina del territorio. Tutto ciò verrà raccontato nel docufilm Vicolo degli Onesti in uscita prossimamente.

Per questo mercoledì 24 febbraio 2021 ho deciso, grazie al mio amico e collega Massimo Mansi che mi ha procurato un test sierologico rapido, di vedere se durante quest’anno fossi venuto a contatto con il virus in modo asintomatico. Essendo risultato negativo il test, ho deciso di accettare il vaccino che, in prima dose, mi è stato iniettato sabato 27 febbraio. Lo dovevo fare per difendere il più possibile me e i miei pazienti. Nella sala si apprezzava agitazione, smarrimento e difficoltà addirittura nella compilazione dei fogli per il consenso informato. Infermieri e colleghi conosciuti che parlavano (ma l’Angela, infermiera della sala operatoria della San Camillo di Milano dove lavoro da quarant’anni, ha mai smesso? Conoscendola da bambina posso dire di no. Ma la preparazione, la gentilezza e l’attenzione compensano il suo eloquio continuo!) forse anche per mitigare la paura.

Una piccola puntura sul deltoide sinistro di pochi secondi, una attesa di circa 15 minuti e poi via nel sole prima di ringraziare calorosamente tutto il personale del Pio Albergo Trivulzio dove sono stato destinato e che rivedrò fra tre settimane. Poco dolore al braccio e poche linee di febbre forse più dovute all’ansia che al nuovo ospite.

“Questo vaccino s’ha da fare!” avrebbe detto Don Abbondio, in contrasto con le richieste dei Bravi, se avesse avuto un’arma contro l’invasore al tempo della peste che era un batterio e non un virus. Non tiratevi indietro!

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Vaccino Covid, l’Ema avvia la revisione di Sputnik. Mosca: “Pronti a fornire 50 milioni di dosi da giugno con il via libera dell’Ue”

next
Articolo Successivo

Covid, l’ipotesi dell’ivermectina come una potenziale terapia. Santin (Yale): “Può essere il game-changer”

next