In questo momento ristoratori e albergatori sono in una situazione drammatica e gli aiuti di Stato, per quanto cospicui e con poca burocrazia, non hanno aiutato abbastanza questi imprenditori e tutti i loro dipendenti che rischiano di perdere definitivamente il lavoro a causa di fallimenti. Oltre ai mancati incassi determinati dalle chiusure imposte dal Covid, molti imprenditori si sono trovati a dover pagare appieno gli affitti per i loro locali.

La Costituzione italiana sancisce un principio di solidarietà che in questi casi non è stato rispettato, anche grazie al fatto che il governo Conte non ha emanato provvedimenti che permettessero la riduzione dei costi di locazione per le attività bloccate dall’epidemia. E già questo fatto, che riguarda decine di migliaia di imprenditori in diversi settori, è una brutale iniquità e una grave dimenticanza del governo.

Ma in alcune situazioni l’ingiustizia è stata ancora maggiore. È il caso della cooperativa che a Bardonecchia gestisce da 10 anni il Villaggio Olimpico impegnando più di 100 dipendenti e accogliendo ogni anno più di 30mila ospiti. Struttura pubblica che, insieme ad altri siti olimpici, sono di proprietà della Regione Piemonte che ha affidato la gestione a una società pubblico-privata.

L’affitto di oltre un milione di euro è sempre stato pagato interamente sino all’inizio della pandemia ma quando la cooperativa ha chiesto a di poter ridurre l’importo, per il minimo utilizzo conseguente le chiusure imposte, si è vista rispondere… “No grazie!” perché i decreti ministeriali non lo impongono. E in un contesto dove anche il nuovo Presidente del Consiglio dichiara che il turismo è da sostenere perché sarà il primo a ripartire è lecita una domanda: perché la società pubblico-privata si rifiuta di abbassare il canone?

In casi come questi si sente la mancanza di un’istituzione che possa ascoltare le esigenze dei cittadini e reagire velocemente. Perché ovviamente se ci si affida ai tempi della giustizia si diventa vecchi e si può fallire sette volte! Una simile istituzione sarebbe molto utile poi per affrontare i casi particolari che la burocrazia generalista non prende neppure in considerazione. Ad esempio, la situazione di tutte quelle aziende che hanno avuto la sfortuna di aprire le attività di ristorazione e ospitalità poco prima che scattasse la quarantena: non avendo la possibilità di esibire i bilanci degli anni precedenti non hanno potuto ottenere i ristori di Stato. Ed è risaputo che molti imprenditori fanno sforzi incredibili per trovare i soldi per finanziare l’apertura di un’attività.

Cosa dice lo Stato a queste persone? Peccato, hai avuto sfortuna, arrangiati! E questa è la solidarietà raccomandata dalla Costituzione?

Uguale situazione terribile hanno incontrato quelle aziende che pur in attività da anni avevano cambiato ragione sociale perché erano sopravvenuti cambiamenti nella proprietà; anche in questo caso lo storico dell’attività precedente non ha dato diritto a contributi da parte dello Stato.

Qualcuno dirà: sono casi particolari che riguardano piccoli numeri… ma piccoli numeri posso avere grandi impatti. Il problema della burocrazia è proprio la mancanza di elasticità e l’obbligo di seguire regolamenti e procedure che non prevedono i casi particolari e quindi non li prendono in esame.

Cominciare a mettere un po’ di buon senso nelle procedure sarebbe una medicina per gli italiani. Il sistema burocratico non è capace di accogliere talmente tanti casi particolari che prima o poi tutti ci siamo trovati a essere un caso particolare stritolato dalla burocrazia. Beh… Tutti tutti no… Se hai dei buoni amici e buoni amici degli amici…

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