Dopo una prima serata divertente piena di trovate intelligenti e di battute spiritose, la seconda è stata un piuttosto grigia, senza guizzi, con diverse occasioni (Laura Pausini, omaggio a Morricone) promettenti ma non ben sfruttate, gestite in forma troppo prevedibile, un po’, come si suol dire, con il freno a mano tirato.

Proprio in conseguenza di una di queste, però, ho trovato il colpo migliore della serata. È stato quando, durante l’esecuzione dei brani di Ennio Morricone, in un momento di particolare pathos, mentre tutti erano coinvolti dal fascino delle musiche del grande maestro e commossi per la presenza del figlio a dirigerne l’esecuzione, la regia proponeva un’inquadratura in cui risaltavano i palloncini buffi sistemati sulle famose poltrone.

Come è noto, in certi casi, il passaggio dal sublime al ridicolo è questione di un piccolo particolare. E questo era proprio il caso. Per fortuna c’è quel genio di Fiorello che, invece di far finta di niente e nascondere l’errore sperando che in pochi l’avessero notato, l’ha sottolineato catalogandolo tra le varie “cazz…” che si fanno nel corso di una diretta. Non solo un gesto di umiltà e di sincerità come ha fatto notare, ma direi un esempio di quella che la sera prima aveva scherzosamente definito la “funzione educativa del festival”, il suo contributo alla didattica a distanza. Se nel primo caso il contenuto della Dad era stata la podologia, nel secondo si è passati addirittura a una lezione di semiologia del linguaggio audiovisivo. Chapeau!

Poi sono arrivate le vecchie glorie con le loro canzoni uscite dalle varie edizioni sanremesi. Ora, io non sono affatto contrario che il festival ripercorra la sua gloriosa storia, anche questa è divulgazione culturale. E per la mia età è facile capire quanto mi diverta risentire certi vecchi pezzi; confesso anche che se c’è una canzone che sentirei tutti i giorni e che sempre mi fa venire la pelle d’oca è proprio “Mi manchi”. Però, però… ieri sera dopo che ha cantato Leali, e poi Cinquetti, e poi Marcella Bella, a un certo punto ho temuto di star facendo un brutto sogno, in cui la Rai aveva deciso di sostituire un evento eccezionale come il “Festival di Sanremo” con una puntata qualunque di “Domenica in”.

Poi ci sarebbe la faccenda dell’audience in calo. Ma di questo parleremo un’altra volta e, prima di avventurarci in analisi socio-antropologiche, aspetterei che finisca la concorrenza delle partite.

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