Le dimissioni di Zingaretti? Era da un po’ di tempo che si sentivano nell’aria ma non me le aspettavo oggi. Con tutta la stima per Zingaretti, però, mi sembra che questo sia un problema molto di superficie che ha la sinistra. E non da oggi, come ormai dico da un paio d’anni ormai”. Sono le parole pronunciate a “Piazzapulita” (La7) dal deputato di LeU Pier Luigi Bersani che spiega: “I problemi che ha la sinistra, dopo questa svolta verso la globalizzazione e l’arrivo della nuova destra, non si risolvono stando in casa a rigirarsi nel problema. Si risolvono in un campo aperto, con una novità. E lo dico per Articolo Uno e LeU, per il Pd, per i Verdi e per tutti i mondi che compongono la sinistra plurale: pensando di uscire da questa fase solo coi vecchi attrezzi, senza mettere in campo un nuovo progetto e senza chiamare le forze che si sono allontanate, fa sì che si finisca così, a rigirarsi nel problema, sempre più piccoli e sempre più stretti, a farsi il sangue amaro in casa propria”.

E aggiunge: “Zingaretti e tutti lì devono avere la generosità di aprire una fase nuova. Credo che sia questa la via d’uscita per tutti. E vale anche per il M5s: lavare i panni in casa non basta più. Anche io mi dimisi, la sera stessa dei “101”, sapendo bene che in quella operazione c’era da far fuori Prodi, Marini e anche me. E fu la fase che aprì la strada al renzismo. Quelli che mi fecero la trappola sapevano bene che se dicevo che me ne andavo, me ne andavo. Erano fatti seri quelli lì, perché quando in un’assemblea (su Prodi candidato al Quirinale, ndr) fai una proposta e ottieni unanimità e applausi, ma poi nei voti te ne manca un terzo – conclude – a me non lo fanno quello scherzo lì. Sia chiaro. E sono andato via. Avrei anche potuto ricandidarmi al congresso del Pd contro i 101 e dire nomi e cognomi, io ne sapevo una cinquantina. Ma non l’ho mai fatto, perché era il mio partito e c’era sempre un senso di responsabilità nei confronti della compagnia, come immagino che sia anche ora per Zingaretti”.

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