Enzo Bianchi deve obbedire e lasciare quanto prima e per sempre Bose. A ordinarlo è direttamente Papa Francesco con un comunicato della Santa Sede dai toni perentori. Una nota che Bergoglio ha voluto fosse pubblicata il giorno dopo aver ricevuto in udienza privata in Vaticano padre Amedeo Cencini, delegato pontificio ad nutum Sanctae Sedis per la Comunità monastica di Bose, e l’attuale priore Luciano Manicardi. Bergoglio non ha atteso il suo ritorno dal viaggio in Iraq per rendere pubblica la sua decisione visto che da nove mesi, con un provvedimento approvato da lui stesso, è stato imposto a Bianchi l’esilio dalla comunità da lui fondata nel 1965.
Il Vaticano ha precisato che Francesco ha “manifestato la sua sollecitudine nell’accompagnare il cammino di conversione e di ripresa della comunità secondo gli orientamenti e le modalità definite con chiarezza nel decreto singolare del 13 maggio 2020, i cui contenuti il Papa ribadisce e dei quali chiede l’esecuzione”. Si tratta del provvedimento con il quale il delegato pontificio disponeva che Bianchi lasciasse per sempre Bose entro e non oltre il 31 maggio 2020. A seguito dell’opposizione dell’ex priore, il 4 gennaio 2021 era stato emanato un nuovo decreto nel quale si stabiliva che entro il 16 febbraio Bianchi avrebbe dovuto trasferirsi a Cellole, in provincia di Siena, nella struttura che fino a quel momento ospitava una comunità monastica di Bose. Ma nemmeno questa volta Bianchi ha voluto trasferirsi, nonostante avesse “accettato per iscritto” questo provvedimento come aveva precisato il delegato pontificio.
La Santa Sede ha spiegato che, incontrando padre Cencini e Manicardi, Bergoglio “ha voluto esprimere al priore e alla comunità la sua vicinanza e il suo sostegno, in questa travagliata fase della sua vita, confermando il suo apprezzamento per la stessa e per la sua peculiarità di essere formata da fratelli e sorelle provenienti da Chiese cristiane diverse. Papa Francesco, che fin dall’inizio ha seguito con particolare attenzione la vicenda, ha inoltre inteso confermare l’operato del delegato pontificio in questi mesi, ringraziandolo per aver agito in piena sintonia con la Santa Sede, nell’unico intento di alleviare le sofferenze sia dei singoli che della comunità”.
Da parte sua Bianchi, come è solito fare, ha affidato al suo profilo Twitter le sue riflessioni sulla vicenda che da mesi ormai lo vede protagonista. “Essere spinti fuori dai recinti – ha scritto il fondatore di Bose – può significare scoprire tanti amici che non supponevamo di avere, essere scartati può far male, ma può diventare una beatitudine. La beatitudine di chi conosce gli ampi spazi delle terre senza confini e senza appartenenze”. E in un altro tweet: “Solo se conosci l’oppressione sai cosa significhi la libertà, solo se conosci il bando sai cosa significhi avere una casa, solo se conosci la censura sai cosa sia la libertà di parola, solo se conosci l’isolamento domiciliare sai cosa significhi non vedere gli amici”.