Di seguito il migliore e il peggior momento musicale della terza serata del Festival di Sanremo 2021. Prima però un’anticipazione per domani: assieme al meglio e al peggio, inserirò una classifica/pronostico venuta fuori da una giuria molto particolare. Alcune colleghe insegnanti di musica, infatti, mi hanno proposto di far votare cinquanta ragazzi della scuola media “Ignazio Silone” di Montesilvano. Ne è venuto fuori un compito di realtà che li ha molto appassionati e domani sapremo quali sono stati i loro preferiti, spiegando per bene tutto nel dettaglio. Questa sì che è la buona scuola.

Momento migliore: Lo stato sociale. Molte cover non hanno soddisfatto le aspettative, penso a Fasma, che ha massacrato con l’autotune la bella canzone di Nesli; oppure a Irama, che, nonostante il meraviglioso tesoretto della voce di Francesco Guccini in apertura, ha tagliato a metà “Cirano”, che è come ritagliare la Guernica per farla entrare su Postalmarket.

Altri momenti, invece, sono stati deliziosi: penso a Samuele Bersani, solido pilastro della migliore canzone italiana, come bravura, atteggiamento e onestà intellettuale; oppure a Madame, forse l’unica a portare un minimo di risvolto concettuale alla sua esibizione; o, ancora, Gazzè e Silvestri, anche se hanno cantato pressoché all’alba, e li abbiamo ascoltati con un occhio chiuso e uno aperto.

Ma scelgo Lo stato sociale che, con “Non è per sempre” e la cruda descrizione in cui versa la tragica situazione di teatro, cinema, club e luoghi dell’arte live italiana, merita solamente applausi. Se è servito a qualcosa fare questo Festival, rendere un minimo di linfa vitale e sensibilizzazione a favore di tutto il comparto culturale italiano è stato senza dubbio il motivo principale.

Momento peggiore: ce ne sarebbero tanti di momenti brutti, ma il peggiore è quello di Random. Già canta male, ma vederlo sul palco assieme ai The Kolors massacrare vocalmente “Ragazzo fortunato” di Jovanotti fa venire in mente la scena di Woody Allen che dice che la vita si divide tra l’orribile e il miserrimo. Prima di ieri sera, la simultaneità di queste eventualità credo fosse qualcosa di inedito per il genere umano. Le stonature e la loro finta allegria – la locura del pezzo di Willie Peyote – erano insopportabili. Comunque, Random poteva farsi prestare l’autotune di Fasma; o, ancora meglio, il microfono rotto. Irricevibile.

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