Si alza la tensione tra l’Australia e l’Unione europea dopo la decisione dell’Italia, avallata da Bruxelles, di bloccare l’esportazione di un lotto da 250mila dosi del vaccino Astrazeneca destinato al Paese oceanico. E anche la Francia, ha dichiarato il ministro della Salute francese Olivier Véran, potrebbe “fare lo stesso”. Intanto Bruxelles fa sapere che non c’è intenzione di tornare sulla decisione del blocco e che Astrazeneca può comunque avanzare una nuova richiesta per la fornitura a Canberra, che verrà analizzata sulla base del meccanismo sul controllo e la trasparenza dell’export. E dalla Ue fanno sapere che il blocco è un messaggio alla società farmaceutica, affinché “rispetti i contratti”.

Premier australiano: “Capisco l’ansia dell’Italia, ma contratti vanno rispettati” – Secondo quanto riportano diversi media esteri, il ministro della Salute australiano Greg Hunt ha dichiarato di aver “sollevato la questione con la Commissione europea attraverso più canali. In particolare abbiamo chiesto alla Commissione di rivedere questa decisione“. Hunt in parte minimizza la portata dello stop all’export, sostenendo di aver già ricevuto 300mila fiale dalla casa farmaceutica, ma allo stesso tempo invoca un intervento di Bruxelles. Il capo del governo, Scott Morrison, sostiene infatti che “è importante che i contratti siano rispettati“, pur riconoscendo le ragioni che hanno spinto Roma alla linea dura. “In Italia le persone muoiono al ritmo di 300 persone al giorno. E quindi posso certamente capire l’alto livello di ansia che c’è in Italia e in molti paesi in tutta Europa”, ha dichiarato ai giornalisti a Sydney, secondo quanto riportato da Bloomberg. L’Ansa però, scrive che fonti Ue hanno dichiarato che non c’è stata nessuna richiesta ufficiale di rivedere la decisione sul blocco dell’export.

Più dure, invece, le parole del ministro australiano delle Finanze, Simon Birmingham: “Questa è una dimostrazione di quanto bene continui a fare l’Australia rispetto alla disperazione di altri Paesi”, ha detto a Sky News Australia. “Il mondo si trova al momento in un territorio inesplorato. Non è sorprendente che alcuni Paesi non rispettino le regole”, ha aggiunto il ministro. L’Australia ha avviato la campagna di vaccinazione con il siero Pfizer-Biontech appena due settimane fa, mentre per Astrazeneca aspetta di aumentare la sua produzione domestica. L’obiettivo è di arrivare a 1 milione di dosi a settimana a partire da fine marzo. E’ anche per questo che fonti del ministero della Salute fanno sapere che le 250mila dosi bloccate in Italia fanno parte di un “lotto da un Paese” e “non erano state prese in considerazione nel nostro piano di distribuzione per le prossime settimane“.

Ue: “Azienda rispetti gli impegni” – Il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, inoltre ha chiarito che “il messaggio dell’Ue è per l’azienda. Come detto dalla presidente della Commissione, le aziende che hanno siglato i contratti di pre-acquisto con l’esecutivo comunitario, devono fare il massimo per applicare” gli impegni. “Se guardiamo alla lista di Paesi verso i quali l’Ue ha esportato” – sono state accolte 174 autorizzazioni verso 30 Paesi in un mese – “è abbastanza imponente. L’Ue è uno dei principali esportatori di vaccini. E bisogna inoltre ricordare che 92 Stati non rientrano nel controllo sull’export, ed il forte impegno per il Covax“, ha spiegato Mamer, aggiungendo che tuttavia se “un’azienda farmaceutica non rispetta gli impegni presi, è un fatto da valutare” seriamente.

Le regole comunitarie – La decisione dell’Italia in ogni caso fa da apripista a possibili nuovi stop da parte dei Paesi Ue. E già la Francia non esclude di volersi muovere allo stesso modo. Si tratta infatti della prima applicazione delle nuove regole comunitarie introdotte per impedire l’export di vaccini anti Covid al di fuori dell’Unione. Un meccanismo nato dopo che la stessa AstraZeneca aveva ammesso che avrebbe mancato gli obiettivi di consegna per il primo trimestre, suscitando nelle istituzioni il sospetto che una parte dei vaccini prodotti nel Vecchio continente in realtà venisse dirottata all’estero. L’ad della casa farmaceutica, Pascal Soriot, ha sempre smentito. In un’intervista a Repubblica del 26 gennaio ha assicurato che nessun vaccino prodotto in Ue sarebbe stato mandato in altri Paesi, ma il caso dell’Australia sembra dimostrare il contrario. Il timore, quindi, è che si possa arrivare a un nuovo scontro con Astrazeneca.

L’eurodeputato tedesco della Spd Bernd Lange, presidente della commissione Commercio internazionale, teme invece che si possa arrivare a uno “scontro globale sui vaccini”. Lo stop al lotto per l’Australia, ha scritto su Twitter, è “un errore” che rischia di avere “conseguenze fatali” per l’Ue. Dal canto suo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha chiarito che “chi è inadempiente non può avanzare scuse. Se sono stati firmati degli accordi, questi vanno rispettati”. Una mossa che rientra nella linea dura manifestata dal premier Draghi alla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen nel corso di una telefonata tra i due avvenuta nelle scorse ore. Di Maio ha quindi precisato che “non è un atto ostile dell’Italia verso l’Australia, ma rientra nel regolamento approvato il 30 gennaio scorso in Europa”.

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