Non può vaccinarsi in Emilia Romagna perché risiede in Lombardia. Non può vaccinarsi in Lombardia perché lavora in Emilia Romagna. Sembra assurdo, ma il cortocircuito è scattato per davvero tra Dosolo (Mantova) e Guastalla (Reggio Emilia). Damiano Alberini è un docente di religione che ogni giorno percorre la strada che unisce il piccolo comune lombardo in cui abita dal centro della Bassa Reggiana dove presta servizio da sei anni in una scuola media. Tre soli chilometri: poco più della lunghezza sul Po che separa le due sponde del fiume. Tremila metri che per la burocrazia diventano molti di più. E così il professore 42enne che insegna nella cittadina gonzaghesca, già set di Novecento di Bertolucci, da qualche giorno si trova al centro di una vicenda che definisce “assolutamente fantozziana”.
Premette che non vuole fare polemiche, poi racconta quanto è successo a lui che, “ahimè, vivo e lavoro a cavallo di un confine”. Dieci giorni fa parte la campagna vaccinale per il personale scolastico in Emilia. E lui pensa: “Sono nato e insegno a Guastalla, sarà facilissimo aderire”. Troppo ottimista: per iscriversi bisogna essere residenti o avere il proprio medico di base nella regione. “Ok, nessun problema. Mi metto il cuore in pace: aspetto la Lombardia”. Quando un paio di giorni fa inizia la campagna vaccinale per i docenti lombardi, e prendono il via le prenotazioni, si organizza per l’iscrizione. “Tutto contento, era pure il mio giorno libero. Alle 8 del mattino inizio a compilare pazientemente il form”. Codice fiscale, tessera sanitaria, indirizzo, telefono… Poi preme ‘invio’. “Ci siamo”. Nuovamente troppo ottimista.
“Mi compare una scritta – racconta Albertini a ilfattoquotidiano.it – in cui, in sostanza, leggo che in Lombardia non sarei censito”. Chiama il numero verde regionale e la risposta è questa: “Mi dicono che non posso vaccinarmi perché non sono negli elenchi. Per la Lombarda non conta la residenza ma il luogo in cui si presta servizio”. Tuttavia gli hanno assicurato che al più presto avrebbero risolto la questione, trattandosi di un’incongruenza già segnalata da altri utenti vaccinandi. Nella mattinata di ieri la telefonata di Regione Lombardia che mette fine alle speranze: “Non può fare il vaccino, non insegna in Lombardia”. E ora che si fa? “O cambia qualcosa, portando la questione all’attenzione dei media, considerando che la situazione non riguarda solo il sottoscritto, oppure attenderò il mio turno con la vaccinazione di massa”. E se a scuola dovessero obbligarla a vaccinarsi? “Spero l’impasse si sblocchi prima”.