Nel corso del vertice governo-Regioni, il ministro ha ipotizzato di creare un "fondo di solidarietà vaccinale" per intervenire dove "il virus si propaga con maggiore forza e rapidità". Una proposta che piace anche al neo commissario all’emergenza Covid Paolo Francesco Figliuolo. L'obiettivo è velocizzare le somministrazioni, che intanto hanno superato quota 5 milioni. Una spinta potrebbe arrivare con Astrazeneca, se l'Aifa nelle prossime ore autorizzerà l'uso per gli over 65
Il numero di iniezioni dall’inizio della campagna, i timori dei sindaci, l’ipotesi di un “fondo di solidarietà vaccinale” per le zone rosse. Sono i temi che sono stati affrontati nell’incontro tra governo ed enti locali che si è svolto in videoconferenza al ministero della Salute. La prima novità riguarda la proposta di creare una scorta di dosi da usare all’occorrenza per le zone dell’Italia che nei prossimi mesi saranno più colpite dal Covid-19 e dalle sue varianti. Il ministro Roberto Speranza ha spiegato che “si potrebbe accantonare l’1-2% da ciascuna consegna per la creazione di riserve da utilizzare con strategia reattiva nelle zone in cui il virus si propaga con maggiore forza e rapidità”. Una proposta che piace anche al neo commissario all’emergenza Covid Paolo Francesco Figliuolo: “Sono d’accordo sulla necessità di conservare scorte di vaccino per eventuali urgenze o necessità”, ha detto ai governatori. “Se ci sono Regioni che hanno difficoltà dobbiamo intervenire”.
Al vertice ha partecipato anche il nuovo capo della Protezione civile Francesco Curcio, pronto a scendere in campo con le sue strutture insieme a quelle dell’Esercito per le prossime fasi della campagna vaccinale. L’intenzione, condivisa con Figliuolo, è quella di utilizzare qualunque spazio disponibile per fare le iniezioni. “Avvieremo da subito una ricognizione tra le Province per trovare tutte le sedi utili a diventare hub vaccinali, soprattutto nelle aree interne”, è la risposta dell’Unione delle province. “Da parte nostra c’è la piena disponibilità a fornire sedi e spazi per contribuire alla massima presenza di centri vaccinali sui territori”. Il presidente dell’Anci Antonio Decaro avverte però qual è il timore dei sindaci: “Per accelerare la vaccinazione di massa ci vogliono i sieri, i luoghi adatti e personale che li somministri. Ci preoccupano i tempi della campagna di massa. La pressione dei cittadini che aspettano il loro turno è giustamente forte. Ma la somministrazione procede ancora con lentezza“, ha dichiarato, chiedendo una “regia unica nazionale per individuare le strutture adatte come gli auditorium, le palestre, i palazzetti dello sport. Serve un criterio unico, valido per tutto il Paese, che stabilisca la cronologia delle categorie dei cittadini da vaccinare”.
Dal canto suo la ministra Mariastella Gelmini ha ribadito la necessità di lavorare fianco a fianco con sindaci e Regioni. “La nascita di questo governo è stata determinata da una forte volontà di unità nazionale“, ha dichiarato, “ma anche dalla concreta esigenza, che il Paese avverte, di una decisa implementazione della campagna di vaccinazione anti-Covid”. Tutto deve avvenire, spiega, “in modo quanto più possibile uniforme sul territorio nazionale, evitando disparità”. I numeri sono ancora frenati dalla carenza di dosi, anche se con le 180mila iniezioni fatte nelle ultime 24 ore entro la giornata nel nostro Paese sarà superato il traguardo di 5 milioni di somministrazioni.
Un’ulteriore accelerazione potrebbe arrivare grazie ad Astrazeneca, al netto della vicenda delle 250mila dosi destinate all’Australia e fermate dal governo italiano. Speranza infatti ha auspicato che nelle prossime ore l’Aifa possa estendere l’utilizzo di questo siero anche agli over 65. Quando il vaccino è stato approvato, infatti, i tecnici avevano limitato l’uso solo ai più giovani, specificando che con l’arrivo di nuovi studi avrebbero rivisto la loro decisione. C’è poi la questione di chi ha già contratto il Covid: il ministero della Salute ha confermato con una circolare che i guariti riceveranno soltanto una dose del vaccino (quindi senza richiamo) “ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”. L’obiettivo è quello di accantonare più dosi, visto che gli studi hanno accertato che chi ha già contratto l’infezione mantiene per diversi mesi una risposta immunologica alla malattia, così da somministrarle ad altre categorie di persone. Solo con il via libera dell’Ema al siero Johnson&Johnson, però, atteso per l’11 marzo, la campagna di vaccinazione di massa potrebbe subire davvero una svolta.
Caso a parte è la questione di Sputnik V, il siero russo su cui l’Ema ha avviato la fase di “rolling review”. Per arrivare a un’approvazione i tempi sono ancora lunghi, ma la Regione Lazio si sta muovendo in autonomia. Nel corso della giornata si è svolto un meeting tra i tecnici dell’Istituto Spallanzani, che hanno condotto uno studio autonomo sul vaccino di Mosca, e l’Istituto russo che lo ha messo a punto. Hanno partecipato anche la responsabile Salute di un fondo russo di investimenti e i diplomatici dell’ambasciata russa in Italia. L’assessore alla Salute Alessio D’Amato è intenzionato a richiedere un milione di dosi di Sputnik e ha posto il tema al vertice tra i governatori e i ministri. L’obiettivo è anche quello di produrlo direttamente in Italia: Mosca assicura che il tutto potrebbe avvenire a 10 giorni dall’ok dell’Ema.