Il premier britannico critica rispetto alla scelta dell'Italia avallata da Bruxelles di stoppare l'invio di 250mila dosi. "Noi ci aspetteremmo che la Ue continuasse a rispettare i suoi impegni, la ripresa globale dal Covid dipende dalla collaborazione internazionale", ha dichiarato un portavoce di Downing Street
Se la Francia ha dichiarato di non escludere di seguire l’esempio dell’Italia e di intervenire in futuro per bloccare l’esportazioni extra Ue dei vaccini, a schierarsi contro la decisione avallata da Bruxelles è il premier britannico Boris Johnson, fortemente critico verso il blocco delle 250mila dosi di AstraZeneca. “La ripresa dal Covid dipende dalla cooperazione internazionale, e porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini”, ha dichiarato un portavoce di Downing Street, che pur non citando il governo italiano, ha ricordato come Johnson abbia avuto rassicurazioni da Ursula “von der Leyen sulla la volontà Ue di non limitare le esportazioni” delle case farmaceutiche, limitandosi a “controllarne la trasparenza. Ci aspettiamo che questi impegni siano rispettati. Noi ci aspetteremmo che la Ue continuasse a rispettare i suoi impegni – ha poi aggiunto – la ripresa globale dal Covid dipende dalla collaborazione internazionale. Noi tutti dipendiamo dalla catena globale di rifornimento e applicare restrizioni in un luogo mette in pericolo gli sforzi globali della lotta al virus”.
Intanto, dopo le critiche sui primi mesi della gestione della pandemia e sul pesante numero delle vittime Covid (124mila), torna a volare il consenso per Johnson e per il partito conservatore, spinto dai vaccini – quasi 21 milioni di persone hanno ricevuto una dose, meno di un milione anche la seconda -, dai primi effetti del dopo Brexit e da una finanziaria 2021 che prevede altri mega aiuti di Stato a sostegno di occupazione e business per stimolare la ripresa dell’economia.
Secondo un sondaggio YouGov i Tory ora toccano il record del 45% dei consensi, meglio del 43,6% ottenuto nella vittoria a valanga al voto del dicembre 2019. Mentre la stessa rilevazione relega il Labour di Keir Starmer al 32%, a 13 punti di distacco: meno di quanto raccolto dall’opposizione sotto la leadership di Jeremy Corbyn nella disfatta elettorale 2019.
Per il Times, la mega oscillazione è frutto del successo del governo nella campagna di vaccinazioni anti Covid nel Regno, ma anche delle prime reazioni positive a una finanziaria 2021 improntata a un aumento differito di tasse a iniziare dalla Corporation Tax sui profitti del business medio e grande (inedito nelle politiche Tory) a parziale copertura dei massicci impegni di spesa pubblica stanziati per la ripresa dalla pandemia. Finanziaria considerata “equa” da un 55% di britannici e mai così popolare negli ultimi 10 anni, segnala ancora YouGov.