Sul posto, in collegamento, in diretta. Il Festival di Sanremo passa da sempre dal racconto degli inviati. Di chi sul posto porta al centro della scena l’altro Festival, quello che quest’anno ha posto nuove regole e nuove urgenze per la narrazione. Domenico Marocchi è al suo ottavo anno da inviato, prima con Vita in diretta, poi con Storie Italiane e Agorà. Quest’anno presidia invece per Oggi è un altro giorno, il talk del primo pomeriggio di Rai1, la porta carraia, l’ingresso posteriore dell’Ariston dove entrano gli artisti. «Quella per molti di loro è la porta dei sogni, per qualcuno è un varco che può cambiare per sempre la carriera», spiega il giornalista, che proprio lì una volta ha rischiato di essere schiacciato dal van di Robbie Williams: «Pur di stoppare le riprese, l’autista si accostò al muro, c’era il portellone aperto e per poco non mi travolse». L’adrenalina degli anni passati è un lontano ricordo ma l’entusiasmo tra gli artisti è comunque molto alto: «È come se entrassero in un mondo incantato ed è tutto amplificato dopo un anno lontano dalle scene. La sorpresa? I Maneskin. Si sono dimostrati umili e disponibili con tutti». L’altra curiosità riguarda poi la logistica degli inviati: se in passato erano quasi tutti alloggiati in centro città, questa volta stanno tutti in un hotel in collina. «Sembra di stare nel reality di Rai2 La Caserma: abbiamo le camere sullo stesso piano, la sera non possiamo uscire e il Sanremo ce lo guardiamo in stanza. Per molti di noi sarà l’occasione per vedere per intero il Festival, visto che negli anni passati durante le serate giravamo i pezzi per il giorno dopo o li montavamo».