ELODIE - 3/5
Spiazzante, iconica, sfacciatamente e orgogliosamente pop. Per comprendere Achille Lauro e i suoi «quadri» (aridatece quelli di Giuliano Peparini) ci vuole un bugiardino di spiegazioni, mentre Elodie la capisci alla primo colpo con suo mash up va dritto al punto: non vuole «piacere alla gente che piace» ma piuttosto parlare a tutti e con un linguaggio universale. È un po’ rigida quando balla? Chi se ne frega. Compensa a mani basse con un’attitude da diva della musica, travolge l’Ariston con il suo circus – come lo ha definito lei stessa – dimenando la lunga coda di capelli e un Oscar De La Renta da far invidia a Carrie Bradshaw. Elodie è senza dubbio la rivelazione di questo Festival, un ciclone che passa dal pop spinto al jazz raffinato e, purtroppo a notte fonda, racconta senza trattenere le lacrime il suo percorso di affermazione, la sua voglia di mordere il successo e lasciarsi alle spalle le difficoltà della vita in borgata. Avrebbe meritato di essere una delle presenze fisse di questa strana edizione. Voto: 9