Se chiedi a Serena Rossi come si sceglie un ruolo, ti risponde di getto: “Mi fido dell’istinto e non temo la paura. Non mi piacciono le cose facili, preferisco le sfide”. Ma la sua più che una risposta di prammatica è la consapevolezza di chi, dopo vent’anni di carriera, ha costruito fondamenta solidissime ed è pronta al grande salto. Che nel suo caso si chiama Mina Settembre, la serie andata in onda su RaiUno e ispirata a due racconti dello scrittore Maurizio de Giovanni, di cui è la protagonista assoluta nei panni di una psicologa che molla tutto per fare l’assistente sociale. In una Napoli lontana dai cliché, Mina macina successi sul lavoro – tra casi complessi e svolte inaspettate – mentre sul piano sentimentale sbanda tra il tradimento del marito giudice (interpretato da Giorgio Pasotti) e l’arrivo di un affascinante ginecologo (interpretato da Giuseppe Zeno). E mentre tiene a bada il cinismo altoborghese della madre Olga, scopre che il defunto padre aveva una doppia vita sulla quale indaga per arrivare alla verità. Ma durante l’intervista c’è stato modo per parlare anche di Sanremo.
Serena, è stato facile innamorarsi di un personaggio come Mina Settembre?
Facilissimo. Le ho voluto bene da subito perché è una donna imperfetta. È forte, empatica, determinata, ma al tempo stesso irrisolta sul fronte sentimentale. Mescola delicatezze, ironia e fragilità in maniera unica.
Ha chiesto dei suggerimenti allo scrittore Maurizio de Giovanni per calarsi nel ruolo?
No, ma lui mi ha fatto notare dei punti fondamentali del carattere di Mina, la sua determinazione, la sua tenacia. La serie è liberamente ispirata a due racconti di de Giovanni, poi i personaggi hanno subito un inevitabile adattamento visto che dovevamo realizzare dodici puntate.
Che rapporto si è instaurato tra lei e de Giovanni?
Un rapporto bello, per quanto ci siamo visti poco. Lui mi chiama Serenella, è venuto a trovarci sul set, al Rione Sanità, ed era molto contento di ciò che vedeva.
Con gli altri protagonisti della serie aveva già lavorato?
Giuseppe Zeno lo conoscevo perché una vita fa anche lui ha recitato in Un posto al sole più, mentre con Giorgio Pasotti non c’eravamo mai incontrati. Sono arrivata sul set è ho detto: “Posso conoscere mio marito?”. Non abbiamo avuto il tempo di provare assieme ma tra di noi è subito scatta una bella alchimia.
Un ruolo fondamentale lo ha Napoli, con la forza di un personaggio a sé, raccontata senza cadere nei soliti stereotipi.
Napoli è protagonista assoluta. Se fosse stata ambientata in un’altra città, sarebbe stata tutta un’altra serie. Viene fuori in ogni modo, dai quartieri “difficili” a quelli borghesi. C’è la Napoli sotterranea, il lungomare di Chiaia, la Sanità, ci siamo dentro, sopra e sotto. E poi c’è lo spirito di adattamento dei napoletani, i colori, la musicalità. C’è tutto, o almeno molto, di una città straordinaria.
E lei in che Napoli è cresciuta?
A Miano, al confine tra Capodimonte e Scampia. Sono nata lì ma le scuole le ho fatte in un altro quartiere. Ma ho sempre avuto un motorino, un cinquantino grazie al quale giravo ovunque e ho potuto scoprire ogni angolo della città: sono una curiosa, ho un forte spirito di adattamento e dove mi metti sto.
A proposito di Napoli: nel cast c’è Marina Confalone, un’attrice iconica, che interpreta sua mamma.
Marina fa parte del dna di noi napoletani, è un’attrice immensa. La sintonia tra di noi è scattata nei giorni più caldi della scorsa estate, quando ci siamo ritrovare a provare in un appartamento senza aria condizionata e con gli abiti di lana. Lei è una stacanovista assoluta, mi ha insegnato a non sprecare l’occasione e a lavorare sulla resistenza. A fine giornata noi eravamo sfatti, lei invece aveva un primo piano impeccabile.
Tra i protagonisti della serie c’è anche il suo compagno, l’attore Davide Devenuto. Com’è stato tornare a lavorare assieme dopo tanti anni?
Divertente, non succedeva dai tempi di Un posto al sole. È curioso perché lui nella fiction interpreta il marito di Christiane Filangieri, con cui sono amica nella vita vera da tanti anni. Questo ha innescato risate e momenti surreali. Con Davide poi è stato bello condividere del tempo sul set da professionisti e non solo da “congiunti”, per dirla con un termine stra-abusato ultimamente.
Poi a casa finivate per parlare ancora di lavoro?
A casa si stacca, la nostra vita e il nostro rapporto si basano su cose che non hanno a che fare con il lavoro. Si condividono soddisfazioni e momenti complicati, questo è ovvio, ma non portiamo a casa il lavoro perché sarebbe noioso e logorante. Ed è questa una delle chiavi del nostro rapporto.
Mina Settembre rappresenta il suo grande salto, la consacrazione definitiva da protagonista assoluta di una serie di Rai1. Questo le crea più ansia o le dà più soddisfazione?
(ride) Dipende dai momenti. Ora che siamo a ridosso della messa in onda sono più agitata e aspettare il riscontro del pubblico mi fa tremare le gambe. Ma quando me l’hanno proposta, ho percepito una vampata d’orgoglio per essere arrivata con le mie gambe a ottenere una proposta così importante.
Quante proposte le arrivano e a quante dice no?
Non ho mai fatto la statistica. Ma dopo Io sono Mia, il film tv di Rai 1 su Mia Martini, è cambiato tutto. Le cose sono mutate quasi subito: pochi giorni dopo la messa in onda mi è arrivata la chiamata della produttrice Paola Lucisano per Mina Settembre e il telefono non ha più smesso di squillare…per fortuna.
Come si sceglie la proposta giusta?
Quando sul piatto hai tante proposte, e tutte diverse, è più facile seguire l’istinto che, nel mio caso, è allineato a quello della mia agente. La molla che mi spinge è quasi sempre la paura.
Perché?
Perché non mi piacciono le cose facili. Preferisco le sfide.
C’è un no di cui si è pentita?
Questo glielo saprò dire tra qualche tempo. Da poco Netflix mi ha proposto di partecipare alla versione italiana di This Is Us ma si trattava di un contratto di quattro anni e non me la sono sentita. Durante le vacanze di Natale ho visto la serie originale, che è un capolavoro, e mi sono chiesta se ho fatto la scelta giusta. Sarebbe stato bello, ma è troppo impegnativo avendo un figlio di cinque anni.
Un posto al sole invece lo guarda ancora?
Lo guardavo poco anche quando lo facevo (ride). All’inizio registravo tutto e credo che mia mamma conservi ancora le videocassette, poi ho smesso.
A dicembre sarebbe dovuto uscire Diabolik, il film dei Manetti Bros di cui è tra i protagonisti. Ci sono aggiornamenti sulla data di uscita?
Non ancora. Ma è un film così spettacolare e pieno di effetti speciali che penso vada visto al cinema. Il film è una bomba e merita la magia del grande schermo.
Dal cinema alla tv. A marzo debutta su Rai1 con La canzone segreta: cosa può anticipare del meccanismo dello show?
È tutto basato sulle emozioni e sulla musica e ha come protagonisti i grandi personaggi che amiamo e che riceveranno una sorpresa totalmente inaspettata. È un programma che prevede un lungo lavoro di costruzione – che è già in corso – e ha una messa in scena di numeri musicali molto complicata. Di più non posso dire se non che io sarò la padrona di casa.
Come ha reagito quando il direttore di Rai1, Stefano Coletta, le ha detto: “Ti consegno le chiavi del sabato sera di Rai1”?
Mi sono messa a piangere perché è stato tutto straordinario e inaspettato: la sua irruzione in una call per salutarmi e per fare questo gesto eclatante mi ha reso incredula e orgogliosa. È anche una ricompensa per i tanti sacrifici fatti fino ad ora.
Sacrificio e orgoglio sono due parole che lei usa spesso. Ci ha mai fatto caso?
No, ma credo sia un messaggio bello da dare. Molti pensano che quello dello spettacolo sia un mondo marcio, fatto di scorciatoie, salotti, conoscenze e feste. Mai presa una scorciatoia in vita mia – e come me tanti altri colleghi e colleghe – ho sempre camminato solo con le mie gambe. Sono fiera del percorso che ho fatto e dico a chi vuole fare questo mestiere di non arrendersi: le cose belle e pulite capitano.
Ultima domanda, visto che siamo in clima pre Sanremo: al Festival ci vorrebbe tornare da conduttrice o da cantante?
Da cantante no perché non lo sono: non ho progetti discografici e non ho una forte identità musicale. Ho una bella voce ma non voglio giocare quella partita lì. Come conduttrice invece ci andrei volentieri: visto che lo fanno tutti gli anni, non ho fretta (ride). C’è tempo, magari prima o poi capiterà.