Governatori e i sindaci devono fare i conti con il documento del Miur (di novembre) che prevede in caso di dad le lezioni in presenza non solo per gli studenti disabili o con bisogni educativi speciali ma anche per i figli dei lavoratori essenziali. Il problema è che il ministero non ha specificato quali sono. In serata il ministero ha chiarito, ma non c'è tempo per correggere i disguidi
Da domattina si torna a fare lezione online ma a macchia di leopardo e nella confusione totale rispetto alla frequenza dei figli dei lavoratori essenziali, prima inclusi secondo una circolare ministeriale del 5 novembre 2020 e ora esclusi secondo lo stesso ministero dell’Istruzione, che oggi ha fatto sapere che la possibilità di frequenza in presenza è solo per gli studenti disabili e per le attività di laboratorio. La questione è stata sollevata dalle Regioni che si sono trovate di fronte al problema di capire chi sono i lavoratori essenziali, secondo il Miur. La circolare dello scorso novembre, firmata dall’allora capo dipartimento Max Bruschi (oggi sostituito da Stefano Versari), infatti recitava: “Nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste, attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, Oss, Osa…), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali”. Sulla scorta di queste indicazioni molti uffici scolastici territoriali e i dirigenti scolastici delle Regioni, dove si va in didattica a distanza, hanno stabilito di accogliere una quota per ogni classe, di presenze di alunni dei figli dei lavoratori essenziali.
Il problema è che il ministero dell’Istruzione non ha specificato l’elenco delle categorie “protette” che potrebbe andare dai medici, agli infermieri, ai farmacisti, alle cassiere, agli insegnanti, agli autisti dei bus e altri ancora. Un caos che ha creato non pochi disguidi. Molte scuole domani mattina accoglieranno solo disabili e altre anche i figli dei cosiddetti key workers ma proprio quest’ultime dovranno fare un passo indietro e rimandare a casa questi alunni. Il ministero dell’Istruzione, infatti, nella giornata di oggi rispondendo alla richiesta di chiarimento del governatore della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha fatto sapere che, secondo il Dpcm del 2 marzo firmato da Mario Draghi, le lezioni in classe per i figli di chi lavora nei servizi essenziali non sono previste. Il ministro Patrizio Bianchi vuol fare degli approfondimenti per dare un confine certo in cui muoversi per le Regioni e le scuole. L’idea è quella di restringere l’offerta (magari includendo solo i figli dei sanitari) per evitare che vi siano aule piene in una fase così delicata della pandemia. Una decisione che ha fatto sobbalzare sulla sedia l’ex ministra Lucia Azzolina: “Lo considero un errore, comunicato tra l’altro a poche ore dall’apertura di uffici e attività”. L’ex inquilina di viale Trastevere non esita a criticare in maniera netta la scelta di Bianchi. Di fronte a questa situazione è evidente che risulta impossibile definire il numero esatto di chi domani sarà in aula e chi a casa. I dati nella mappa qui sotto riguardano tutti gli studenti: da questa cifra si dovrebbero togliere gli alunni che (nonostante la nota di oggi) comune per comune andranno a scuola secondo le decisioni dei presidi o degli Ust.
Piemonte e Valle d’Aosta – In Valle d’Aosta, solo i ragazzi delle superiori vanno in presenza al 50%. Nonostante l’aumento dei contagi la Regione ha deciso di continuare in presenza per le scuole dell’obbligo. A stare a casa saranno circa 2500 studenti. In Piemonte viene potenziata la didattica a distanza su tutto il territorio, che viene diviso secondo due fasce di rischio. Le due zone di intervento prevedono nella fascia uno dad al 100% per tutte le scuole in alcune aree più critiche (nelle scuole di ogni ordine e grado, ad eccezione di nidi e micronidi e dell’attività scolastica per i disabili e dei laboratori) e nella fascia due dad dalla seconda media in su. La zona uno comprende 21 distretti sanitari delle province di Asti, Cuneo, Torino, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola: Nizza Monferrato, Fossano, Saluzzo, Mondovì, Cuneo, Alba, Bra, Centro-Collegno, Pinerolese-Pinerolo, Sud-Orbassano, Chivasso-San Mauro, Ciriè, Cuorgnè, Ivrea, Settimo Torinese, Carmagnola, Moncalieri, Nichelino, Vercelli, Domodossola, Verbania. La fascia due riguarda il resto del Piemonte.
Liguria, Lombardia e Veneto – In Liguria è arrivato l’annuncio del presidente Giovanni Toti: “Estendiamo la dad alle sole scuole superiori, quelle che già oggi sono in didattica a distanza per un 50% e porteremo per la settimana prossima al 100% in un’ordinanza che scadrà nel prossimo fine settimana e poi valuteremo ulteriormente i dati”. Una decisione presa alla luce dei numeri che confermano una salita dei contagi tra i giovani dai 13 ai 19 anni. Pertanto da oggi 62.615 studenti della secondaria di secondo grado saranno a casa. In Lombardia da venerdì scorso fino al 14 marzo l’intero territorio regionale è entrato in fascia “arancione rafforzato” ed è scattata la sospensione della didattica in presenza per tutte le classi delle scuole elementari, scuole medie, secondarie di secondo grado e istituzioni formative professionali. Sono inoltre sospese anche le scuole dell’infanzia. In totale 1.173.645 allievi sono tornati a fare lezione dal proprio personal computer. In Veneto il passaggio in zona “arancione” non comporterà chiusure delle scuole, “ma valuteremo i parametri fino in fondo”, ha detto il presidente regionale Luca Zaia. L’indicazione per ora è questa: chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado in tutti i territori comunali che registrino un’incidenza di positivi, nei 7 giorni precedenti all’8 marzo, pari o superiore a 250 ogni 100mila abitanti.
Friuli, Bolzano e Trentino – Da oggi a sabato 20 marzo su tutto il territorio regionale del Friuli Venezia Giulia per le scuole medie, superiori si ritorna alla didattica a distanza: sono coinvolti 80.454 ragazzi. Nella Provincia autonoma di Bolzano da oggi al 14 marzo solo nei comuni di Merano, Rifiano, Moso in Passiria, Malles Venosta, Lana, San Martino in Passiria, Caines, San Leonardo in Passiria, Tirolo, Silandro, Parcines, Scena, Lagundo, Tubre e Glorenza le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con didattica digitale integrata. In Trentino, invece, nonostante l’arancione per ora non si parla di stop della didattica in classe, malgrado la forte incidenza dei contagi: lo ha deciso il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti.
Emilia Romagna, Toscana e Marche – In Emilia Romagna, fino al 21 marzo scuole di ogni ordine grado chiuse nella zona rossa (province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; tutti i comuni della Città Metropolitana di Bologna e quelli della provincia di Modena). Chiuse le aule anche nella provincia di Reggio Emilia nonostante sia zona arancione. In Toscana il Governatore Eugenio Giani ha predisposto la chiusura delle scuole fino al 12 marzo a Pistoia e provincia (venti Comuni in tutto a Civitella Paganico, in provincia di Grosseto e a Marciano della Chiana, in provincia di Arezzo; a Castelnuovo Berardenga (in provincia di Siena), a Certaldo, in provincia di Firenze, dove sessanta bambini di una scuola materna sono risultati positivi. Istituti chiusi anche a Lucignano in provincia di Arezzo. Per i capoluoghi di provincia, ragazzi a casa sicuramente la prossima settimana nel comune di Arezzo e in quello di Siena. Classi chiuse anche nei comuni già proclamati zona rossa: Cecina, in provincia di Livorno e Castellina Marittima, in provincia di Pisa. Nelle Marche fino al 14 marzo le province di Ancona e Macerata sono in zona rossa. Confermata la dad al 100% delle scuole di ogni ordine e grado mentre quelle di Pesaro e Urbino, Fermo e Ascoli Piceno restano in zona arancione, con la dad al 100% delle scuole medie, superiori e delle università, adottata con provvedimento regionale.
Abruzzo, Umbria e Lazio – Scuole chiuse da domattina in tutta la Regione Abruzzo fino a diverso provvedimento: 143 mila studenti (solo la scuola dell’infanzia resta aperta) non tornano tra i banchi. In Umbria prosegue fino al 21 marzo la didattica “esclusivamente” a distanza per tutte le scuole primarie e secondarie, statali e paritarie, della provincia di Perugia. Nella regione Lazio scuole chiuse a Monterosi (in provincia di Viterbo) per due settimane. Istituti senza alunni pure a Carpineto, Roccagorga, Colleferro, Torrice e Monte San Giovanni Campano. Zona arancione nei Comuni ricadenti nel territorio della provincia di Frosinone dove alle superiori si farà scuola a distanza.
Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna – In Campania, Molise e Basilicata scuole chiuse (compresi nidi e infanzia) fino al 14 marzo: in totale 1.103.170 tra bambini e ragazzi non entreranno in aula. In Calabria studenti in dad per due settimane da domani. Malgrado un’incidenza dei contagi a quota 62 ogni 100mila abitanti, il governatore Nino Spirlì ha scelto la linea dura: 268.101 allievi saranno a casa. In Puglia fino al 14 marzo tutte le scuole di ogni ordine e grado dovranno adottare la didattica digitale integrata (Ddi) al 100%: 562.276 alunni non vedranno, se non al computer, i loro maestri e professori. In Sicilia scuole chiuse da oggi fino al 13 marzo solo nei seguenti comuni: a Caccamo, San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo; Castell’Umberto, Cesarò, Fondachelli Fantina e San Teodoro, nel Messinese; Licodia Eubea e Santa Maria di Licodia, nel Catanese; Montedoro, Riesi e Villalba, in provincia di Caltanissetta ed Enna. Infine in Sardegna, zona bianca dal primo marzo da oggi lunedì fino al 15 successivo in le lezioni in presenza nelle scuole superiori potranno riprendere dal 50% e fino a un massimo del 75% degli studenti.