Uno scavo archeologico nei pressi della leggendaria città egiziana di Berenice ha portato alla luce un cimitero di animali da compagnia risalente al I secolo d.C. È emerso nelle dune a nord-ovest dell’importante porto antico sul Mar Rosso, che vide un fiorente traffico con navi provenienti dall’Africa orientale, dall’Europa e dall’India.
Sono state ritrovate quasi 600 sepolture (per la precisione 585) soprattutto di gatti ma anche di cani e scimmie macaco. La scoperta è stata pubblicata da un team guidato dalla professoressa Marta Osypinska, archeozoologa dell’Accademia Polacca delle Scienze, sulla rivista “World Archaeology”. Diverse caratteristiche rendono questa scoperta straordinariamente misteriosa. Per prima cosa, nessuno degli animali seppellito nel singolare cimitero fu mummificato come invece accadeva negli siti funerari fatti costruire dai faraoni. Secondariamente, a differenza di altre necropoli, tra le tombe non c’erano essere umani ma solo bestie. Gli archeologi sostengono che gli animali furono sepolti con la stessa dignità riservata agli esseri umani: furono interrati in tombe singole, in una posizione che rimanda al sonno. E la maggioranza dei gatti e dei cani indossava collari con ornamenti in stoffa, vetro, ceramica o conchiglie.
Gli animali avevano un posto speciale nell’antica società egiziana, sottolinea Osypinska, ma pensare a loro nel modo in cui pensiamo agli animali domestici oggi “potrebbe non essere del tutto corretto”. Questi “animali da compagnia” probabilmente svolsero un ruolo più utilitaristico rispetto agli animali domestici come vengono coccolati oggi dai loro padroni.
Tuttavia gli animali furono “decisamente trattati bene” nel momento del trapasso. Nel cimitero di Berenice i gatti vennero seppelliti, spiega Osypinska, con oggetti artigianali in ceramica e, in funzione protettiva, ornamenti come collane di perline fatte di pietra, vetro, maiolica e conchiglia. Gli archeologi sono convinti che il cimitero degli animali di Berenice sia davvero qualcosa di nuovo. “È un sito completamente diverso da ogni altra necropoli egiziana”, ha dichiarato Bea De Cupere, archeologa dell’Istituto reale belga di scienze naturali di Bruxelles.