Patato e Amorino
Amadeus e Fiorello si sono caricati sulle spalle tutto il peso di questo infernale, infinito festival, spogliato di tutto. Venticinque ore di diretta in cui si sono spesi (soprattutto Fiorello, che ha fatto ben più del suo) con grande generosità. Tutto lo spettacolo senza spettacolo l’hanno fatto loro, grazie alla chimica di un’amicizia lunga una vita. La pecca, ma non è cosa da poco, è che avevamo già visto tutto l’anno scorso. Non hanno avuto idee per un’edizione che si doveva basare tutta sulle idee alternative, sull’andare da un’altra parte. Gli eterni ragazzi degli anni Ottanta si sono scoperti invecchiati. Hanno scelto il nazional popolare più basico (i palloncini a forma di fallo, le gag sui culi, sul sesso degli animali) e una comicità un po’ troppo da scuola elementare. La serata finale l’anno tirata via, usando perfino del repertorio, chiudendo il festival in apertura di serata dichiarando che l’anno prossimo non ci saranno e sono fatti di chi arriverà dopo. Inspiegabile la scelta di chiudere alle due di notte, che hanno pagato soprattutto loro (oltre che il pubblico, arrivato alla finale con occhiaie a forma di Fiorello e Amadeus).