“Io sono rigorista perché sono realista. Ricevo chiamate preoccupate dai governatori che stanno firmando ordinanze restrittive anche da zone rosse”. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parlando al Corriere della Sera conferma la linea dura per contrastare la nuova impennata di contagi da Covid nel Paese, con le varie regioni che stanno man mano passando da zone a rischio più basso a quelle con colori più scuri.
Nessuna idea di lockdown totale generalizzato, al momento, come invece deciso in altri Paesi europei, uno su tutti la Germania di Angela Merkel: “Abbiamo confermato il modello per fasce perché ci sono situazioni geografiche molto diverse – ha spiegato – È chiaro che monitoreremo giorno per giorno l’evoluzione epidemiologica, adattando le misure alla luce delle varianti”, in modo da non penalizzare l’economia delle regioni o delle aree del Paese meno colpite dal virus. E proprio sul rapporto tra governo e le varie amministrazioni locali, Speranza assicura che la nuova ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, che ha sostituito Francesco Boccia, “è molto consapevole della serietà della situazione”.
Secondo il titolare della Salute, non siamo entrati in una terza ondata di coronavirus, bensì stiamo assistendo a una recrudescenza della seconda che “non è mai finita, assistiamo a una ripresa molto forte dovuta all’impatto delle varianti che ci sta portando a misure sempre più restrittive sui territori”. Gli viene anche chiesto il perché di così tanti ritardi nella somministrazione dei vaccini: “I nostri numeri – replica – sono in linea con Germania e Francia. Figliuolo farà un gran lavoro che ci consentirà di accelerare ancora di più la campagna quando finalmente avremo molte più dosi”, ma “Arcuri va ringraziato per il lavoro straordinario fatto”.
Il ministro parla poi da membro di Liberi e Uguali e da esponente della sinistra quando commenta il recente addio di Nicola Zingaretti alla segreteria nazionale del Pd: “Il grido di dolore di Zingaretti ha tolto il velo alle contraddizioni del Pd e aperto una crisi che riguarda tutti i progressisti. Quello che c’è oggi non basta e quello che serve ancora non c’è. Con il virus che ha stravolto le esistenze, anche il nostro campo deve profondamente cambiare”. Ritiene che ci sia “spazio” per rifondare “una sinistra larga e plurale”. Ma non è pentito per la scissione: “Siamo in un’altra fase, è ora di mettersi tutti in discussione per costruire una nuova grande forza politica”. Infine, parlando dell’alleanza col M5s, dice: “Credo molto in questa alleanza e guardo con grande attenzione al processo nel Movimento. Spero che anche il ruolo di Conte, con cui conservo un rapporto vero e costante, possa rendere più robusta questa prospettiva”.