I contagi quotidiani sopra quota 20mila, le terapie intensive in affanno in 11 Regioni, quasi tutti i territori in zona arancione o rossa: l'ipotesi di rafforzare le misure si fa sempre più concreta. A Palazzo Chigi riunione dei capi-delegazione con il commissario Figliuolo e il sottosegretario Garofoli. Incerta la presenza di Draghi. Il virologo Pregliasco: "Ok a coprifuoco anticipato e lockdown nei weekend"
Una decisione definitiva non è ancora stata presa, ma l’ipotesi che il governo Draghi rafforzi le restrizioni anti-Covid a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo dpcm (valido fino a Pasquetta) si fa sempre più concreta. A preoccupare, oltre alla curva dei contagi in forte rialzo per effetto delle varianti, è soprattutto la pressione sugli ospedali: 11 Regioni sono già oltre la soglia critica del 30% di posti letto occupati in terapia intensiva e altre quattro sono vicine al limite. Una situazione che in Lombardia ha spinto il Pirellone a fermare gli interventi programmati (garantendo quelli urgenti e per pazienti oncologici) per preservare i posti letto destinati ai positivi al virus. Nel corso della giornata è quindi prevista una riunione straordinaria della maggioranza a cui parteciperanno i ministri Speranza, Gelmini, Giorgetti, Patuanelli, Franceschini e Bonetti, oltre agli esperti del Comitato tecnico scientifico e al commissario all’emergenza Figliuolo. Non è ancora chiaro se ci sarà anche il premier: certa, invece, la presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.
L’obiettivo è quello di valutare attentamente la situazione epidemiologica, anche in vista della campagna di vaccinazione di massa che dovrebbe partire ad aprile con l’arrivo di grandi quantità di vaccini. Una delle ipotesi è quella di stringere i parametri che regolano l’attuale meccanismo a fasce. Con le ordinanze entrate in vigore oggi, la Campania è slittata in zona rossa (affiancandosi a Molise e Basilicata), mentre Veneto e Friuli sono passate in arancione. Solo sei Regioni si trovano in zona gialla e una (la Sardegna) in zona bianca, ma secondo gli esperti potrebbe non bastare per contenere l’epidemia. Il Comitato tecnico scientifico ha infatti caldeggiato la zona rossa automatica quando una Regione supera i 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti (soglia già applicata per la chiusura delle scuole), esprimendo “grande preoccupazione” per l’evoluzione della pandemia e suggerendo un “innalzamento” delle misure “su tutto il territorio nazionale” affinché si arrivi alla “riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità”.
Una linea dura sostenuta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nel weekend ha usato parole molto nette: “Con questi numeri servono misure più rigide, come sta chiedendo anche il Comitato tecnico scientifico”, ha scritto su Facebook, confermando che lo scenario è sul tavolo. Anche il ministro Speranza si è detto preoccupato, spiegando che la variante “farà crescere la curva” e porterà inevitabilmente altre Regioni “verso il rosso con ordinanze di natura restrittiva”. Intervenuto in mattinata a Roma per l’apertura di un Hub vaccinale nella stazione Termini, Speranza ha aggiunto che ci aspettano “settimane non facili”: “Dobbiamo provare ancora a governare la curva” dei contagi “in un momento in cui le varianti rendono il virus più difficile da gestire e più veloce nel contagiare”.
Secondo il Corriere della Sera, invece, tra le ipotesi c’è anche quella di rafforzare il coprifuoco o di introdurre un “calendario” di restrizioni analogo a quello delle vacanze natalizie, con giorni infrasettimanali più liberi e weekend da lockdown. Due limitazioni che secondo il virologo della Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, potrebbero essere la giusta “mediazione politica” tra rigoristi e chi è contrario a una serrata nazionale. Qualunque sarà la decisione finale, il dpcm entrato in vigore il 6 marzo potrebbe essere “corretto” entro questa settimana o la prossima. Che ci sia l’urgenza lo sottolinea anche il primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: “È successo quello che ci si poteva attendere che accadesse, considerando le settimane precedenti, le esperienze dei Paesi a noi vicini e considerando che quello che è stato messo in campo era e si è dimostrato insufficiente. Anzi, ci sono state aperture proprio nel momento in cui era il caso di non riaprire nulla. Temo che le misure adottate” con il nuovo Dpcm “non bastino“, ha spiegato ad Agorà su Rai3. “Quando si diffonde una variante che dimostra di avere un 30-40% in più di capacità infettante, coloro che la prendono per primi sono i giovani e i bambini che hanno più socialità”, ricorda Galli. “Poi la trasmettono a giovani adulti, adulti e anziani, e qui si rileva il momento critico e la pressione su ospedali e terapie intensive. Questa catena di eventi si è già innescata nelle scorse settimane – sottolinea – e ora dobbiamo trovare il modo di gestirla”.