Sono riusciti a far chiudere a società private contratti pubblici per l’acquisto di mascherine e in cambio hanno ricevuto migliaia di euro di provvigioni: è questa l’accusa rivolta dalla magistratura tedesca a due deputati del Parlamento tedesco. L’inchiesta, partita con le perquisizioni a casa del vice-capogruppo dell’Unione Cdu/Csu, Georg Nüßlein, si è allargata nei giorni scorsi a un altro parlamentare cristianodemocratico, Nikolas Löbel. Oggi il deputato ha rinunciato con effetto immediato al suo mandato al Bundestag, ma ormai lo scandalo mascherine è scoppiato e sta travolgendo tutto il partito della cancelliera Angela Merkel. I liberali chiedono l’istituzione di una commissione d’inchiesta ad hoc, i Verdi con il loro co-leader Robert Habeck parlano di un problema “strutturale e sistemico” all’interno del blocco Cdu/Csu. Il tutto a pochi giorni dal voto in Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato: domenica 14 marzo con le urne aperte nei due Länder si apre la stagione che porterà alle elezioni federali di domenica 26 settembre.
I cristiano-democratici, già alle prese con la fine dell’era Merkel, devono ora confrontarsi con un’inchiesta per corruzione che rischia di erodere ulteriore consenso. Lo scandalo infatti riguarda direttamente la gestione della pandemia da coronavirus: secondo gli elementi in mano agli inquirenti tedeschi, scrive Der Spiegel, Löbel ha mediato contratti di acquisto di mascherine protettive attraverso la sua azienda e ha intascato commissioni per circa 250mila euro. Il contratto per la fornitura di dpi riguardava due aziende private di Mannheim e Heidelberg e il Land del Baden-Württemberg, proprio dove domenica si va al voto. Nüßlein invece è accusato di corruzione ma anche di evasione fiscale per una sospetta provvigione non dichiarata di oltre 650mila euro. In questo caso, la mediazione ha riguardato contratti chiusi tra aziende private, il governo federale e il Land della Baviera.
Löbel aveva inizialmente confermato a Der Spiegel l’importo della provvigione sostenendo che “le mascherine oggetto della mediazione erano necessarie con urgenza e il prezzo di acquisto e la provvigione erano adeguate al mercato“. Nei giorni successi ha dato una risposta diversa: “Come membro del Bundestag, avrei dovuto agire con più sensibilità, soprattutto nella situazione straordinaria della pandemia, anche nelle mie attività commerciali”. Il deputato aveva già annunciato l’uscita dal gruppo parlamentare congiunto Cdu/Csu, come aveva fatto il suo collega Nüßlein (Csu). Oggi (lunedì) la decisione di rinunciare immediatamente al mandato da parlamentare: “Per evitare ulteriori danni al mio partito, mi dimetto”, ha spiegato Löbel. Nel pomeriggio invece la notizia che Nüßlein è stato espulso dal partito cristiano-sociale bavarese e lascerà il Bundestag.
Sulla vicenda sono intervenuti anche i due leader dell’Unione. Da una parte il presidente della Cdu, Armin Laschet, aveva chiesto a entrambi le dimissioni immediate: “Chiunque, in quanto rappresentante del popolo, cerchi di fare soldi a proprio profitto in questa crisi deve lasciare immediatamente il Parlamento”, ha detto al Suedkurier. Il leader della Csu Markus Söder, attualmente governatore della Baviera e da molti considerato come il probabile candidato per l’Unione per il posto di cancelliere al voto di settembre, ha chiesto anche che il denaro percepito dai due deputati venga restituito o donato. Tentativi di arginare uno scandalo che sta mettendo fortemente sotto pressione i conservatori tedeschi: il “Masken-Affäre” è oggi sulle prime pagine dei principali giornali in Germania, dalla Faz alla Sz alla Welt.