Sembra che Hyundai e LG Chem abbiano raggiunto un accordo in merito al maxi richiamo che coinvolgerà circa 82 mila vetture elettriche a cui dovranno essere sostituite le batterie. L’intervento si è reso necessario per l’elevato rischio di incendio degli accumulatori incriminati (eventualità che potrebbe verificarsi in fase di ricarica, a causa di un cortocircuito), prodotti dalla LG Chem e adoperati dal colosso coreano delle automobili. A pagare la maggior parte delle spese di intervento sarà proprio la LG Chem. Fra i modelli coinvolti figurano Kona e Ioniq.
Il maxi intervento di sostituzione avrà un costo di circa 750 milioni di euro (precedentemente si era stimata una cifra pressappoco doppia) che, per il 70%, sarà sostenuto dalla LG Chem. Il che renderà questa campagna di richiamo la più costosa della storia fra quelle che hanno interessato i modelli a batteria. La cifra, peraltro, è giustificata dal fatto che, sa sola, la batteria vale il 30% del costo complessivo del veicolo.
Per Hyundai questo accordo con LG Chem è stato fatto per “ridurre al minimo i disagi per i clienti e le turbolenze nei mercati”. Resta una questione irrisolta, però: quella ambientale. Infatti, la sostituzione di oltre 80 mila pacchi batteria avrà un impatto consistente sull’ecosistema, specie perché le batterie da sostituire sono state prodotte in Cina (nella fabbrica LG Chem di Nanjing), il Paese dove la produzione di un accumulatore ha il costo ambientale più alto in termini di anidride carbonica emessa nell’atmosfera.
Parliamo di centinaia di migliaia di tonnellate di CO2 immesse nell’ambiente già al momento della fabbricazione delle batterie stesse che, oltretutto, dovranno essere interamente sostituite senza essere arrivate alla fine del loro ciclo di vita. E che, presumibilmente, saranno smantellate e rimpiazzate da nuove unità (prodotte ancora in Cina?): chi pagherà per le conseguenze che questo avrà sull’ambiente?