Data cruciale l’8 marzo, sempre sospesa tra il faceto di festeggiamenti più e meno scomposti (ma chissà nel secondo anno di Covid quanto mondani) e la sacralità del ricordo civile, di emancipazione della donna. Così anche i film e le serie tv che troviamo in uscita on demand in questi giorni raccontano le donne in molti modi diversi.
Partiamo dal basso, o meglio dal ruolo di vittime mute e umiliate, ornate come bambole, spietatamente uccise dal serial killer di Fino all’ultimo indizio. Il nuovo poliziesco Warner Bros vede protagonisti i due poliziotti, un Denzel Washington ingrigito e un Rami Malek rampante per ricomporre il puzzle di prove intorno a un sospettatissimo e allucinato Jared Leto. Curioso come quest’attore affili ruoli sempre più estremi. I tre premi Oscar giocano su una scacchiera fitta di dettagli per un’indagine in pieno stile True Detective, tutta tesa verso un finale di capovolgimenti imprevedibili alla Seven. Donne presenti giusto come punteggiatura per una storia di maschi, utilizzate tutt’al più come incipit narrativo prima delle indagini. Tecnicamente pure ineccepibile quanto a sostanziosa produzione e alla regia di John Lee Hancock, ma storia e personaggi restano freddi e cerebrali. Mai un brivido insomma. Esteticamente spiccano poi quadri notturni alla Hopper tra diner e strade deserte, più la rivalità tra due stili attoriali: Washington vs Malek. Quale preferirete?
Anche Cattività è on demand, su Chili, iTune e CG Entertainment, ma soltanto dal 12 marzo. Il nuovo documentario di Bruno Oliviero apre non solo le porte della Casa di Reclusione Femminile di Vigevano, ma il cuore di una compagnia di donne, alcune dai cognomi pesanti, e mai nominati, ma tutte perseguitate da un passato che ha negato loro ogni libera presa di coscienza. Compagnia perché le loro ali si dispiegano grazie al teatro partecipato. Così raccontando ognuna in un monologo la storia dell’altra hanno mescolato vite ed emozioni.
“Le ho ascoltate, e poi mi sono inserito in quello iato che c’è tra quel che si dice e ciò che si è detto senza sapere di averlo fatto”. Così in un passo il loro regista e coach, Mimmo Sorrentino, che si circonda delle sue attrici recluse parlando loro sempre in prima persona plurale e femminile. L’emancipazione di donne, testimoni di eventi cruenti di criminalità organizzata, in armonia con un uomo che le incoraggia a rompere il guscio, a conquistare sé stesse, rende questo film intimo e unico quanto il Cesare deve morire dei Taviani.
L’emancipazione vediamo compierla in maniera piena quanto imprevedibile in The Attaché, serie tv Starzplay, parrocchia Amazon Prime Video, che vede una coppia trasferirsi da Israele a Parigi. Lui è un musicista ebreo di origini marocchine, lei neo-carrierista all’Ambasciata d’Israele. La Francia sta stretta a lui ma calza a pennello alla crescita di lei. Ci si mettono pure gli attentati al Bataclan, l’arresto di lui scambiato per integralista Isis e una crisi matrimoniale che minerà la permanenza parigina.
Pulsa di un’attualità potente questa serie disponibile dal 14 marzo. Girata in diverse lingue e utilizzando un taglio asciutto, privo di montaggi troppo complessi o inquadrature ricercate tra punti impossibili, il suo scorrere vibra su cassa rullante e note sincopate a ritmi jazz, un po’ come The Eddy di Damian Chazelle. Avrà online un episodio ogni domenica. Scritta, diretta e interpretata da Eli Ben-David, ne porta a galla la poliedricità creativa, e poggia tutto sulla verosimiglianza del narrato, sull’intreccio dei personaggi e dei loro micro-mondi, ma soprattutto su una figura di donna che rovescia tanti stereotipi proprio su un marito equilibrato pur proveniente da culture coercitive.
Giungiamo quindi all’ultimo Disney+ d’animazione. Si parla di Draghi sì – ma non del nostro nuovo Presidente del Consiglio! – quelli veri, o meglio immaginari, che nelle culture occidentali rappresentano forza, spesso anche malvagità e distruzione, mentre per le culture orientali sono creature mitologiche custodi di saggezza e protezione. Quelli buoni, in Raya e l’ultimo drago, vengono tramutati in sabbia da un’entità maligna nel grande regno di Kumandra, un sudest asiatico di fantasia dai tratti Thai e indonesiani in cui una giovane guerriera medievale dovrà trovare l’ultimo dei draghi rimasti per riunire i cinque territori in conflitto ormai da secoli.
Raya incontrerà un drago femmina, donne villain e regni matriarcali. L’entità oscura, divorante e senza volto come un virus, può capitolare soltanto contro l’unione tra i popoli, insieme ai draghi ovviamente. Ci sono molti riferimenti al new-age e il messaggio positivo dell’unità contro le avversità e sotto guide femminili sembra parte di un corollario rivelatosi millennial più del previsto, anche dagli stessi autori. Regia pop e piena di luce e azione, sembra ispirarsi a Indiana Jones, Tomb Rider e Miyazaki. La Disney lo renderà visibile a maggio a tutti gli abbonati della piattaforma, ma chi non sa attendere, con un obolo Vip di una ventina d’euro, lo può guardare online già dal 5 marzo. E se i cinema dovessero davvero riaprire il 27, forse si potrà gustare anche su grande schermo.
Un’ultima annotazione va in favore di una donna reale, recentemente accusata di favoreggiamento d’immigrazione clandestina. Quali sono i confini tra altruismo, reato e persecuzione? Lo abbiamo esperito ultimamente con il caso di Mimmo Lucano. Forse ci apprestiamo a riviverlo con il caso di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir. Perché parlarne in uno spazio sul cinema? Perché un paio d’anni fa la sua storia di soccorso al confine con la Slovenia veniva raccontata molto bene in Dove bisogna stare, documentario firmato da Andrea Gaglianone visibile online direttamente sul sito della produzione Zalab, lavoro che guarda l’immigrazione dalla parte di chi se ne occupa sul campo. Quattro donne aiutano uomini e donne approdati con poco o nulla nel nostro Bel Paese. Ognuna con una storia, un luogo, una motivazione. Accoglienza, resistenza, integrazione, generosità, sono termini grammaticalmente femminili, ma dovrebbero restare comuni a tutti gli umani.