Per la messa a punto del piano "si parte dalla bozza attuale" che il governo "sta rafforzando il piano dal punto di vista degli obiettivi e delle riforme". Le responsabilità saranno suddivise su due livelli di governance, con la costituzione di una struttura centrale di coordinamento presso il Mef affiancata da unità di audit indipendenti. Il contratto con McKinsey "era già aperto" e "riguarda la produzione di cronoprogrammi, aspetti metodologici". Ma "nessuna struttura privata prende decisioni o ha accesso a informazioni privilegiate o riservate"
“Dobbiamo impostare una politica di reimmissione di persone più giovani nella Pa”. La prima audizione sul Recovery plan del ministro dell’Economia, Daniele Franco, va in scena dopo un fine settimana di polemiche sul ricorso ad alcune società di consulenza per la messa a punto del piano italiano di ripresa e resilienza. Il Tesoro ha specificato che le decisioni finali rimangono comunque in capo al ministero e che la McKinsey, in particolare, fornirà solo un “supporto tecnico-operativo e uno studio di benchmark“. Il tema vero è che – come aveva sottolineato anche Mario Draghi durante il discorso per la fiducia – per spendere in maniera efficace e nei tempi previsti i 209 miliardi in arrivo dalla Ue la pubblica amministrazione ha bisogno dell‘innesto di professionalità nuove. Meno giuristi e più tecnici, ingegneri, esperti di investimenti green: il rinnovamento auspicato anche dal Forum Disuguaglianze e diversità insieme alla piattaforma Movimenta e dal Forum Pa e previsto già nel Recovery plan messo a punto dal governo Conte.
“‘E’ evidente che nell’utilizzo dobbiamo muovere su tempi molto più rapidi” di quelli registrati finora che mostrano “un tasso di utilizzo molto contenuto: il ripetersi può essere evitato con un deciso rafforzamento delle strutture tecniche e operative deputate all’attuazione degli interventi”, ha affermato Franco. “E’ un tema non facile che esige interventi che si sviluppano in più anni”, ha spiegato, ma “abbiamo nell’immediato un problema urgente di potenziare in tempi brevi le strutture amministrative per poter gestire i progetti” del Recovery. Ancora “non ci sono soluzioni del tutto operative, Brunetta ci sta lavorando e ha formulato varie ipotesi. La sfida è trovare soluzioni che consentano l’immissione in tempi relativamente brevi“.
Nel frattempo il piano “rappresenta certamente una priorità per il governo, per il paese e ovviamente per il Mef, questo primo incontro spero che sia l’inizio di un dialogo durevole e intenso perché abbiamo davanti a noi un percorso molto rapido e intenso e su questo dobbiamo interagire strettamente”. “I tempi sono stretti – avvisa il ministro – abbiamo meno di due mesi per finalizzare il piano, per questo la definizione non può subire battute d’arresto”. Si parte dalla bozza attuale che muove “lungo le direttrici indicate dalla Commissione Ue, digitalizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale” e si sta procedendo con “l’analisi dei contenuti verificando le strategie” e con “l’opportuno disegno delle misure di riforma più urgenti”. “Dobbiamo definire un piano metodologicamente unitario e coerente con gli obiettivi”. Servirà una “puntuale descrizione della governance, occorre poi tarare il valore dei nostri progetti sulle risorse effettivamente disponibili, infine alcuni progetti vanno completati” con maggiori dettagli, ha spiegato il ministro.
Il governo sta lavorando al “rafforzamento del piano dal punto di vista degli obiettivi strategici e delle riforme che li accompagnano”, ha proseguito Franco. “Due riforme sono particolarmente importanti, da un lato quella della pubblica amministrazione” e dall’altro “la riforma della giustizia“; inoltre “una terza area molto importante di riforma di forma riguarda gli interventi di semplificazione normativa trasversale”. La simulazione d’impatto contenuta nella Nadef, che ipotizza per effetto del Recovery un +3% di pil acquisito stabilmente nel corso degli anni, “non teneva conto dei possibili effetti delle riforme, che ove si realizzassero darebbero un impatto economico che potrebbe essere più elevato”, ha inoltre precisato il ministro.
La governance sarà “articolata nella fase di attuazione degli interventi”. “Compiti e responsabilità” saranno suddivise su “due livelli di governance: stiamo considerando la costituzione di una struttura centrale di coordinamento presso il Mef a presidio e supervisione dell’’efficace attuazione del piano” che sarà “affiancato da una unità di audit indipendente“. A livello di ciascun ministero “si considera la creazione di presidi di monitoraggio e controllo sulle misure di rispettiva competenza con il compito di interagire con i soggetti attuatori”. Tali strutture “si interfacceranno con la struttura centrale del Mef che avrà il compito di aggregare i dati e le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e delle riforme, ai fini della rendicontazione all’Unione europea e al governo, anche per le eventuali azioni correttive da assumere nel caso si verificassero ostacoli o difficoltà attuative che rischino di compromettere il raggiungimento degli obiettivi del Piano. E’ infine prevista la possibilità di assicurare un supporto tecnico specialistico alle amministrazioni che dovranno realizzare gli interventi, anche a livello locale”.
Commentando il “caso” McKinsey, Franco ha ribadito che “nessuna struttura privata prende decisioni o ha accesso a informazioni privilegiate o riservate. Il contratto, che era già aperto, riguarda la produzione di cronoprogrammi, aspetti metodologici nella redazione del piano, aspetti più editoriali che di sostanza: non c’è alcuna intromissione nelle scelte, questo vorrei fosse chiaro”.
Il ministro ritiene plausibile che le prime erogazioni di fondi, dopo il prefinanziamento del 13% che se tutto va bene arriverà all’inizio dell’estate, possano iniziare tra circa sei mesi sulla base di quanto previsto anche nel Regolamento definitivo del Piano, approvato dal Parlamento europeo il 10 febbraio scorso. “Le risorse europee saranno disponibili alla fine dell’estate“, dunque. Per l’Italia il Recovery fund prevede “fondi a disposizione per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 sotto forma trasferimenti, 127 sotto forma prestiti“. Gli ultimi dati, e il regolamento europeo che ha come riferimento il Pil 2019, portano “a una stima dell’entità delle risorse per circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio”, a cui si sommano circa 17 miliardi di fondi europei esterni alla Recovery and resilience facility.
L’audizione di Franco è stata interrotta poco dopo l’inizio a causa di problemi di connessione, sottolineate dalle proteste di molti parlamentari collegati. I lavori sono ripresi regolarmente dopo una ventina di minuti.