Sulla piattaforma Change.org l'appello a intervenire subito perché "troppo spesso la politica si dimentica delle mamme lavoratrici". Il problema è pressante per le famiglie dei quasi sei milioni di bambini e ragazzi già tornati in Dad
Vola verso le 25mila firme la petizione on line lanciata sulla piattaforma Change dalle mamme per il ripristino dei congedi Covid scaduti a fine dicembre. In sole 48 ore sono state registrate oltre 23mila sottoscrizioni dell’appello per chiedere al Governo di intervenire in maniera urgente perché “troppo spesso la politica si dimentica delle mamme lavoratrici“. “Da gennaio sono stati aboliti i congedi covid – si legge nel testo pubblicato sulla piattaforma di petizioni online – Se i figli rimangono a casa perché la scuola chiude, i genitori non avranno più la possibilità di usufruire dei congedi che c’erano fino al 31 dicembre 2020″. Il problema è pressante per le famiglie dei quasi sei milioni di bambini e ragazzi già tornati in Dad.
Il premier Mario Draghi, nel videomessaggio alla Conferenza ‘Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere’, non ha però dato rassicurazioni sui tempi della reintroduzione dei congedi. E si è limitato a citarli tra i “vari strumenti che dobbiamo impiegare” per “assistere le famiglie”, citandoli subito prima dei posti negli asili nido da incrementare. E’ stata invece la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, parlando a Radio Capital, a ribadire che la misura sarà nel decreto Sostegno atteso in cdm venerdì. Torneranno, con effetto retroattivo, i “congedi straordinari Covid retribuiti almeno fino al 50% estesi fino ai figli minori di 16 anni, diritto allo smart working, sostegni economici come il voucher babysitter per i lavoratori autonomi e le partire Iva”.
Il problema è che i tempi si sono allungati e il ritorno in Dad senza la possibilità di chiedere il congedo sta già penalizzando in primis le mamme lavoratrici: “Le donne non possono ancora una volta essere penalizzate per dover scegliere tra lavoro e cura della famiglia, non aggiungiamo un’ulteriore discriminazione che rende la posizione delle donne nella società subalterna a quella del marito/compagno”, scrivono le firmatarie dell’appello. Ricordando anche che in Italia “il 75% del lavoro di cura delle famiglie pesa sulle donne, come certificato dall’Ocse” e che “in questi mesi di pandemia l’occupazione femminile è in caduta libera”.