Athmane Touami, alias Tomi Mahraz, ha avuto un ruolo cruciale negli attentati a Parigi nel 2015, in particolar modo al Bataclan. Le indagini hanno consentito di accertare, anche grazie alla collaborazione di forze di sicurezza internazionali, la vicinanza dell’indagato ad ambienti radicali di matrice jihadista, oltre al suo coinvolgimento negli attentati terroristici nella capitale francese. Da quanto emerge dall’inchiesta il terrorista 36enne algerino destinatario del provvedimento di fermo è già in carcere per altri reati e sarebbe dovuto uscire a giugno. Per questo il pm ha chiesto di fermare l’iter per la prossima scarcerazione.
Gli investigatori del Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno della Polizia di Stato e dalla Digos di Bari hanno accertato la diretta attività di Touami come supporto agli autori degli attentati nella capitale francese, a cui avrebbe garantito la disponibilità di documenti contraffatti. Tutto ciò conferma che l’Italia continua a fornire documenti ai terroristi di matrice jihadista. Era già successo in passato. Anis Amri, l’attentatore di Berlino, era arrivato in Germania passando per l’Italia. Di origine tunisina era sbarcato a Lampedusa. Nel 2015 era stato fermato dalla polizia tedesca, esattamente a Friburgo, con una carta d’identità italiana falsa. Inoltre, la rete di fiancheggiatori di Amri aveva base nell’agro ponentino. Secondo le indagini condotte dalla Digos, sarebbe stato Akram Baazaoui a fornire i documenti falsi che hanno permesso ad Amri di raggiungere la Germania nel 2015.
Dall’Italia, nel tempo, è continuato ad arrivare il supporto alla causa terroristica. Ad esempio nella Regione Campania è storica la presenza di algerini legati al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento nato da una scissione all’interno del Gruppo islamico armato (Gia). Si tratta di un’organizzazione legata al terrorismo con diramazioni in tutta Europa, dedita principalmente al traffico internazionale di documenti falsi, con collegamenti con le aree di Vicenza, Milano e soprattutto nel casertano a Santa Maria Capua Vetere.
Spesso ai comuni italiani, nel tempo, sono stati sottratti documenti. Da luglio 2014 a maggio 2016 sono state rubate in Italia quasi cinquemila carte di identità. Ad esempio ad Albano Laziale (970), in Puglia a Foggia (500) e a Gallipoli (1050), in Campania a Nocera Inferiore (1300). Lo avevo già documentato in passato su questo blog. Nel luglio del 2014 a Gallipoli, nel Salento, scattava l’Operazione Bingo quando vennero rubate 12 pistole e 1050 carte di identità. Gli indagati facevano parte di un gruppo criminale operante nel Sud Italia e specializzato in documenti falsi, molti dei quali poi finiti in mano ad immigrati siriani, palestinesi, afghani, albanesi, nordafricani eccetera. Nel 2020 veniva arrestato a Varese il ceceno, Turko Arsimekov, al termine di un’inchiesta che lo vedeva a capo di un traffico di documenti falsi: secondo la Procura, il 35enne l’uomo riceveva da ogni cliente che riusciva a contattare tramite il web e i social un pagamento tra i 300 e i 1.500 euro via monet transfer, prima di fabbricare i documenti falsi e spedirli al destinatario con un semplice corriere.
L’Italia è sempre stata un punto di transito dai Paesi arabi all’Europa occidentale. E a causa del crimine organizzato è uno dei più importanti Stati, insieme alla Spagna, per la fornitura di documenti falsificati. Neanche le nuove carte d’identità con i microchip rappresentano un ostacolo. Dalle indagini si evince come le card arrivino dai comuni e i microchip, invece, vengano realizzati dai falsari. Gruppi criminali che subappaltano ad altri gruppi prevalentemente marocchini, algerini e ghanesi ai quali hanno insegnato il mestiere.