Gol, errori, svarioni. Svantaggi e rimonte, paure ed emozioni, conferme e delusioni, rigori ed espulsioni. Due partite alla Juventus non son bastate per avere ragione del piccolo Porto, di Pepe, Corona, Oliveira, Marega, un mix vecchie di glorie ed esotici mestieranti del pallone, ben allenato da Sergio Conceicao. Basta questo oggi per eliminare la Juventus dalla Champions League. Ai supplementari. Dopo un’infinità di colpi di scena. Dopo che i bianconeri avevano visto almeno in un paio di occasioni la disfatta in faccia, all’andata in svantaggio per 2-0, al ritorno sotto 0-1 e in totale balia dell’avversario, e in entrambi era stata salvata da Federico Chiesa, unica certezza fra i continui blackout della squadra di Pirlo, tre gol in due gare. Ma proprio quando il peggio sembrava passato, la Juve non ha avuto la forza, la qualità, nemmeno la fortuna di fare l’ultimo passo. E alla fine ha vinto, 3-2, ma si ritrova fuori dall’Europa, per il secondo anno di fila agli ottavi.
È stata una partita folle, senza criteri, senza mezze misure. Tutto bianco o nero, ma mai davvero bianconero. Un tempo in cui il Porto pareva già nei quarti, un altro in cui la Juve aveva la qualificazione in mano. Si partiva dal 2-1 del Dragao, gara totalmente sbagliata dai bianconeri e rimediata in extremis. Per non ripetere lo stesso errore, i ragazzi di Pirlo iniziano fortissimo, quasi a voler dimostrare di aver capito la lezione. Stavolta però ne imparano un’altra: la fretta fa i figli ciechi, specie in Europa dove non si può sbagliare nulla.
La squadra di Conceicao gioca con due punte ma difende bassa con un 5-4-1 vecchio stampo, si schiaccia anche troppo ma se può riparte. E lo fa bene. Il botta e risposta di occasioni fra Morata e Uribe nei primissimi minuti sembra incoraggiante ma in realtà è un campanello d’allarme che la Juve sottovaluta: alla ripartenza successiva, i bianconeri si fanno trovare scoperti e concedono un rigore che l’arbitro Kuipers fischia severamente. Taremi è molto furbo a mettere la gamba davanti, Demiral molto ingenuo a colpirla. Dal dischetto Oliveira non sbaglia e quella che sembrava una rimonta agevole diventa una montagna da scalare: adesso servono due gol, soltanto per i supplementari. Inizia qui lo psicodramma bianconero che durerà 120 minuti. E finirà male.
Il colpo psicologico è terribile e la Juve lo accusa tutto. All’intervallo il Porto ci arriva in piena sicurezza, la Juve in totale scoramento. Ha bisogno di una scossa, un episodio. Ne trova tre. Tutti nel solito Chiesa: pareggia all’inizio della ripresa, con un piattone all’incrocio sull’appoggio di Ronaldo. Ma soprattutto fa ammonire Taremi, che subito dopo rimedia il secondo giallo e quindi il rosso per una palla calciata a gioco fermo. Una partita che sembrava persa in una manciata di minuti è riaperta. Di più, perché la superiorità numerica spinge la Juve. Quasi d’inerzia ancora Chiesa vola in porta, supera il portiere e si ferma sul palo. Poi, di testa, firma anche il 2-1.
È qui, oltre che in tutti gli innumerevoli errori tra andata e ritorno, che sta la vera colpa della Juve, e la ragione dell’eliminazione. Nel non affondare il colpo del ko, quando il Porto ha paura e comincia a contare i minuti, che però sono tantissimi. Ronaldo spreca di testa, Chiesa sfiora la tripletta, Morata segna nel recupero ma in fuorigioco, Cuadrado colpisce una traversa clamorosa all’ultimo secondo. Ma l’ultima spallata, che sembrava solo questione di tempo, proprio non arriva. E così in una maniera o nell’altra si arriva ai supplementari. Un miracolo per come si era messa, sia nel primo che nel secondo tempo.
All’extra time inizia l’ennesima partita nella partita, dove la tensione compensa l’uomo in meno. E nella bagarre finale succede ancora tutto e più di tutto. Segna il Porto con una punizione dalla distanza ancora di Oliveira che inganna Szczesny, sembra finita e pareggia la Juve da angolo con Rabiot. Negli ultimi secondi sono solo fischi, botte, perdite di tempo, proteste. Non basta. Alla fine di tutto, passa il Porto che la qualificazione se l’è sicuramente sudata, se non proprio meritata. E la Juventus di Pirlo si ritrova fuori dalla Champions. È comunque una figuraccia.
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