Almeno 39 morti. O, meglio, 39 i cadaveri recuperati. Sono i numeri dell’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa al mondo. I corpi sono stati recuperati dai soccorritori al largo delle isole Kerkennah, in Tunisia, dopo che due imbarcazioni salpate la notte scorsa dalle coste di Sfax si sono rovesciate. Tra le vittime anche alcuni bambini, almeno 4. Sono state invece salvate 165 persone, secondo l’ultimo bilancio reso noto dal ministero della Difesa di Tunisi. I migranti provenivano per la maggior parte dall’Africa subsahariana e stavano tentando di raggiungere le coste europee, ha spiegato il portavoce della Guardia nazionale tunisina Houcem Eddine Jebabli, precisando che le ricerche di eventuali superstiti e di altri corpi sono ancora in corso.
Dal primo gennaio al 21 febbraio sono arrivati clandestinamente in Italia via mare 3.800 migranti, secondo i dati dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Un migliaio dalla Tunisia e il resto dalla Libia. Nel 2021, “l’aumento delle partenze continua, ha spiegato all’Afp Romdhane Ben Amor, del Forum tunisino per i diritti economici e sociali. I numeri forniti dall’ong sono preoccupanti: dall’inizio dell’anno sono stati intercettate 94 imbarcazioni e 1.736 persone sono state bloccate prima di prendere il mare, pari al doppio rispetto allo stesso periodo del 2020. Ieri sera un barcone con una cinquantina di persone a bordo è stato soccorso dalla Guardia costiera spagnola a 250 chilometri a sud dell’isola di Gran Canaria. Un migrante è stato trovato senza vita e altri quattro, secondo i sopravvissuti, sono morti durante la traversata, iniziata delle coste della Mauritania.
“Gli Stati Ue devono urgentemente cambiare le loro politiche migratorie nel Mediterraneo, perché quelle attuali mettono in pericolo la vita e il rispetto dei diritti di rifugiati e migranti”, è il monito di Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in un rapporto sulla migrazione diffuso oggi che accusa gli accordi firmati da Italia e Malta con la Libia per intercettare le imbarcazioni dei migranti. “Nonostante qualche piccolo passo avanti, la situazione del rispetto dei diritti umani nel Mediterraneo resta deplorevole”, sottolinea la commissaria, osservando che “i naufragi continuano a essere ricorrenti”, mentre “il crescente disimpegno navale degli Stati nel Mediterraneo, la crescente ostruzione fatta alle attività di salvataggio delle ong, a cui si aggiungono le decisioni di ritardare lo sbarco e la non assegnazione di un porto sicuro, hanno minato l’integrità del sistema di ricerca e salvataggio“. “È arrivato il momento per gli Stati europei di mettere fine a questa vergognosa tragedia”, afferma, chiedendo agli Stati di ripristinare con urgenza le loro operazioni navali di salvataggio e di mettere fine a tutte le attività che espongono migranti e rifugiati al rischio di dover tornare in Paesi in cui sono violati i loro diritti.
Immagine d’archivio