“Penso che sia uno scandalo non riuscire a varare una norma che contrasti le querele temerarie: noi abbiamo fortemente appoggiato la proposta Di Nicola“. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, commenta così l’assenza nell’ordinamento italiano di una legge che contrasti l’abuso delle querele per diffamazione ai giornalisti. Un tema tornato di attualità dopo che Matteo Renzi ha annunciato proprio nuove querele nei confronti delle testate, La Stampa e The Post Internazionale, che hanno riportato la notizia della sua visita a Dubai. “Non conosco la vicenda specifica”, ha detto Verna, sottolineando però che “quando qualcuno contesta in una sede giudiziale quella che un giornalista ritiene sia una verità, se poi la notizia si rivela fondata non può finire con la semplice condanna alle spese, occorre un risarcimento per chi temerariamente è stato tratto in giudizio”.

Una legge per il contrasto alle querele temerarie era già pronta a maggio 2019 e porta la firma del senatore Primo Di Nicola. Un solo articolo: è previsto che in caso di temerarietà della lite, riconosciuta dal giudice, questi può condannare il querelante a pagare una cifra pari ad almeno il 50% della pretesa. La norma però è rimasta in un cassetto, come ricorda il deputato M5s Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera: “Credo che abbia pienamente ragione il presidente dell’OdG Carlo Verna: il ritardo sul contrasto alle querele temerarie è inaccettabile. Il senatore Primo Di Nicola ha indicato una strada condivisibile con la sua proposta di legge ma ciò non ha avuto seguito, purtroppo. Intanto, questa prassi velatamente antidemocratica prosegue. Spero quindi che l’iter del provvedimento si sblocchi quanto prima”.

Parlando all’Adnkronos, Verna aggiunge: “Al diritto di querelare deve corrispondere sempre un diritto al risarcimento per chi ha ragione, non solo a favore di chi agisce, se lo fa fondatamente. Altrimenti la stampa libera perde anche quando ha ragione e perde la democrazia”. “Per il resto – prosegue il presidente dell’Ordine dei Giornalisti – difendere il buon nome è un diritto e soltanto un giudice può dire chi abbia ragione, ci mancherebbe che esprimessi valutazioni su fatti che non conosco se non per aver letto quel che le due parti sostengono”. Verna aggiunge poi una considerazione: “L’occasione per bilanciare libertà di stampa e di critica e diritto alla reputazione c’è: entro il 21 giugno il Parlamento deve provvedere sulla questione del carcere ai giornalisti, così come da indicazione della Corte Costituzionale, all’epoca – col riconoscimento dell’ordine nazionale dei giornalisti come parte del giudizio di legittimità – presieduta dall’attuale ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Se il Parlamento non agisce, il 22 giugno la Corte Costituzionale emette verdetto definitivo“, conclude Verna.

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