La gestione del piano vaccinazioni anti-Covid non è un problema sanitario, ma coinvolge in modo drammatico la sicurezza nazionale. Perfino in una gravissima emergenza simil-bellica come quella che stiamo vivendo, il piano vaccinale italiano – nonostante i proclami politici dei mesi scorsi – spesso dà la precedenza della somministrazione a categorie di privilegiati e non a coloro che ne avrebbero davvero bisogno. I punti critici sono tre.

1. Il primo è chi sceglie le categorie da vaccinare: sono le regioni. Se per medici e infermieri la priorità è sacrosanta, è bene che si sappia che varie regioni hanno accordato la medesima priorità a: personale amministrativo delle strutture sanitarie; magistrati, compresi quelli dei Tar e della Corte dei Conti; 250.000 avvocati; politici locali come sindaci, assessori e consiglieri comunali, che avendo anche il titolo di avvocato lo utilizzano per vaccinarsi; giornalisti, professori, notai; prefettizi, perché arbitrariamente assimilati alle forze dell’ordine; parlamentari regionali, in alcune regioni; associazioni di volontariato, verso le quali ovviamente si è scatenata la corsa all’iscrizione.

E gli anziani, i disabili, i malati di cancro, i dializzati? Spesso ignorati. Aspettano fuori della porta senza sapere se, come e quando saranno chiamati a farsi l’iniezione prima di ammalarsi di Covid, finire in una terapia intensiva e forse morire. Dovrebbero essere immunizzati per primi, ma non appartengono a una casta. Allora diciamolo: se i magistrati, i notai e i prefettizi sono “servizi essenziali”, perché non considerare “essenziali” anche gli impiegati comunali, gli assicuratori, gli studenti universitari, gli operai, i ferrovieri, i meccanici, i bancari, gli impiegati dei supermercati, i pensionati che fanno la fila alle poste, la gente che fa la spesa nei centri commerciali e via dicendo?

Ovviamente sono “essenziali” ma, non appartenendo alle caste, per loro “si vedrà”. C’era un criterio semplicissimo da adottare, ed era di vaccinare subito medici e infermieri e i malati gravi, poi a seguire il resto della popolazione secondo il criterio dell’età, a scalare dai più anziani ai più giovani.

2. La seconda domanda è sapere chi ha permesso questo caos, e la risposta è la stessa: le regioni. I politici che le reggono vivono del consenso dell’elettorato e vogliono tenersi buone le caste. Venti regioni, venti decisioni differenti sulle categorie da vaccinare. Israele ha vaccinato il 40% della popolazione, gli Usa e il Regno Unito sono sulla stessa strada e in quei paesi il Covid è sotto controllo. Hanno applicato alla pandemia le dinamiche di una guerra, lanciando contro il virus le capacità logistiche dei propri eserciti. Sono quelli i paesi da imitare, poco importa se vacciniamo più di Germania e Francia: comunque sia, vacciniamo poco.

Si era capito che i vaccini sarebbero arrivati a Natale, perciò bisognava organizzare la campagna di immunizzazione già dallo scorso maggio, come hanno fatto inglesi e israeliani, e non a novembre, come è successo in Italia. La mossa giusta sarebbe stata quella di sottrarre alle regioni il piano-vaccinazioni: la Costituzione non solo lo consente, addirittura lo dispone.

L’articolo 117, infatti, riserva allo Stato centrale, e non alle regioni, la competenza specifica di provvedere alla “profilassi internazionale”, dove con questo termine si intende tutto ciò che serve per contrastare le pandemie. Era questo che il governo avrebbe dovuto fare già dalla primavera scorsa, anziché perdersi in fatue campagne elettorali per le regionali di settembre: ma a Roma il quieto vivere ha avuto il sopravvento. Il nostro esercito è considerato un modello mondiale di efficienza logistica, ma finora è rimasto in caserma, così come è rimasta inattiva la nostra eccellente Protezione Civile.

3. Terza criticità: come faremo a vaccinarci? Prenotazioni? Dove, quando, come, con chi? Con i medici di famiglia che non rispondono al telefono quando li chiami? Anche qui è tutto nelle mani delle regioni, e alzi la mano chi ha un’idea, sia pur vaga, di come farà a vaccinarsi. Siamo a marzo, le vaccinazioni sono cominciate a dicembre ma ancora non c’è un protocollo che ce lo spieghi.

Questo non sembra un paese che sta combattendo una pandemia distruttiva, a un anno dall’inizio del contagio è un paese nel caos. Oggi Mario Draghi ha detto che il piano di vaccinazioni sarà decisamente potenziato e che si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio. Vedremo se lui, Curcio e Figliuolo riusciranno nell’impresa. È prevedibile che ce la facciano, è gente seria e organizzata. Peccato solo che, se ci avessimo pensato una decina di mesi fa, forse i 200 morti di cui oggi diranno i tg delle 20 probabilmente stasera avrebbero potuto cenare con i loro cari.

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