Dopo il caso di AstraZeneca, anche il vaccino Johnson&Johnson rischia di incorrere in problemi di approvvigionamento che potrebbero rallentare l’arrivo delle prime dosi. Secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti Ue, la multinazionale statunitense non è in grado di assicurare la consegna delle 55 milioni di dosi che si è impegnata a fornire nel secondo trimestre. In serata è stata la stessa azienda a fare il punto della situazione: “In linea con gli accordi stabiliti con la Commissione europea, Johnson&Johnson conferma l’impegno a fornire 200 milioni di dosi del candidato vaccino Janssen Covid entro il 2021, a partire dal secondo trimestre”. Delle difficoltà però sono emerse: “Stiamo lavorando con i nostri partner, autorità regolatorie e governi per accelerare tutte le fasi del processo di produzione dei vaccini e per attivare i nostri siti di produzione non appena lo consentano le approvazioni delle autorità sanitarie. I nostri attuali piani di produzione ci consentono di raggiungere un tasso di un miliardo di dosi all’anno entro la fine del 2021″, si legge nel comunicato.

Il vaccino di J&J, che richiede una sola dose, dovrebbe essere approvato l’11 marzo dall’Ema, mentre ha già ottenuto il via libera negli Usa, e le consegne dovrebbero iniziare ad aprile. L’azienda si è impegnata appunto a fornire 200 milioni di dosi ai Paesi Ue per il 2021. Per l’Italia significa quasi 15 milioni di dosi nel secondo trimestre 2021, 32 nel terzo e quasi 7 nell’ultimo. In attesa del vaccini Janssen, filtra da Palazzo Chigi, nel periodo dall’8 marzo al 3 aprile l’Italia riceverà complessivamente circa 6,5 milioni di dosi. Nel secondo trimestre, invece, in Italia si registrerà un netto incremento delle dosi disponibili, per un ammontare complessivo di oltre 36,8 milioni di dosi solo per Pfizer, AstraZeneca e Moderna.

Appena lo scorso 29 gennaio la multinazionale Johnson&Johnson aveva messo nero su bianco in un comunicato ufficiale che “la tempistica di produzione prevista per la società le consentirà di rispettare i suoi impegni di fornitura per il 2021, compresi quelli firmati con i governi e le organizzazioni globali”. Poi una settimana fa ha dichiarato all’Ue di avere problemi nel reperimento dei componenti del vaccino, il che si traduce in difficoltà ad arrivare alle 55 milioni di dosi entro la fine di giugno, ha riferito alla Reuters un funzionario europeo direttamente coinvolto in colloqui confidenziali con l’azienda statunitense. Per J&J l’obiettivo non è comunque “impossibile” ma serve cautela. Nella produzione entrerà il colosso francese Sanofi che ha dovuto ripetere la fase 2 del suo composto e, nell’attesa di poter presentare i dati e la richiesta di autorizzazione, produrrà anche il vaccino di Pfizer.

Il monodose di Johnson&Johnson, secondo i dati dichiarati dall’azienda, ha un’efficacia del 66%. La multinazionale ha fatto sapere che negli Stati Uniti e in altri sette Paesi si è rivelato efficace nel prevenire malattie da moderate a gravi e molto più protettivo e nell’85% contro i sintomi più gravi. I dati di massima sicurezza ed efficacia si basano su 43.783 partecipanti che hanno portato a 468 casi sintomatici. Si sono presentate alcune variazioni geografiche. Il farmaco ha funzionato meglio negli Stati Uniti, con un’efficacia del 72% contro il Covid da moderato a grave, rispetto al 57% in Sudafrica, contro la variante del virus più contagiosa.

“I problemi che Johnson &Johnson potrebbe avere nella produzione dei vaccini anti Covid da consegnare all’Ue nel secondo trimestre del 2021 sono un déjà vu, ma non metteranno necessariamente a rischio l’intero programma vaccinale, dato che l’obiettivo per il periodo (300 milioni di dosi consegnate secondo Ursula von der Leyen) tiene già conto di tutti i rialzi e ribassi nelle previsioni di produzione – spiega il commissario europeo all’Industria Thierry Breton, rispondendo ad una domanda in videoconferenza stampa a Bruxelles – Ho la sensazion eche l’Ema darà l’autorizzazione nelle prossime ore o giorni, che è un’ottima notizia, perché avremo allora quattro vaccini che funzionano, per i nostri cittadini e per il resto del mondo. Naturalmente, ho imparato, credetemi, che quando si inizia a produrre, la strada è piena di buche. Se guardo a Johnson &Johnson so che hanno avuto qualche difficoltà negli Usa, che è quanto è stato riportato dalla stampa, e che faranno un’alleanza con Merck. È un po’è un dejà vu, per me, perché è una cosa che abbiamo già visto in Europa”.

Comunque, prosegue Breton, “abbiamo un obiettivo per il secondo trimestre, in cui abbiamo integrato tutto, i rialzi e i ribassi: non sono preoccupato” “alcuni stabilimenti faranno meglio del previsto, ed è una cosa che già vediamo, mentre alcuni stabilimenti potrebbero essere un poco in ritardo. Personalmente – aggiunge Breton – con J&J, mi impegnerò ufficialmente in colloqui dopo l’accordo dell’Ema. Spero di poter essere in grado di dire un poco di più. Ma dovete capire che ci sono molte azioni in corso. Costringiamo le imprese ad agire nel caso qualcosa vada male: in quel caso ok, tentiamo di trovare un’altra via”.

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