Il presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei nell’audizione davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato: "Secondo me, la logistica per quanto complessa sarà un problema risolubile. L’importante sarà avere i vaccini"
Sono almeno tre i vaccini in lista per avere l’ok dell’Ema. E il primo dovrebbe arrivare fra due giorni per il composto monodose di Janssen (Johnson&Johnson). La disponibilità di vaccini è cruciale per proteggere i più fragili e uscire dall’emergenza. Un momento che potrebbe anche arrivare poco dopo l’inizio dell’estate. “Per fine giugno, stando ai contratti scritti, dovrebbe essere possibile iniettare la prima dose di vaccino anti-Covid a 40-45 milioni di italiani. E per settembre dovremmo probabilmente essere in grado di iniettare la prima dose a tutta la popolazione italiana, bambini compresi se uno di questi vaccini verrà approvato per loro. Secondo me, la logistica per quanto complessa sarà un problema risolubile. L’importante sarà avere i vaccini – dice Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei nell’audizione davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato – Sui vaccini l’impressione è che ci sia troppa emotività in giro e volontà di discutere errori del passato. In realtà l’Europa è un mese di ritardo rispetto agli Usa, ma non ha investito tantissimo come loro”. Ma per l’esperto va detto che, “a meno di drammatiche novità, avremo per fine giugno 40 milioni di dosi di vaccino a mRna Pfizer e Moderna e 20 milioni di AstraZeneca e J&J, e una quantità imprecisata di Novavax“.
Parisi cita degli obiettivi a cui guardare, che definisce di “importanza crescente e attenzione mediatica decrescente”. Obiettivi “diversi su scale di tempo differenti”. Il primo è “mettere in sicurezza velocemente la popolazione più fragile”, cioè per esempio le persone “sopra i 70 anni o con patologia“. Poi, elenca, “arrivare a una situazione ottimale a settembre con la popolazione vaccinata; partire con una campagna di richiamo nell’autunno prossimo, e infine vaccinare tutto il mondo e avere un’immunità di gregge planetaria“.
“Bloccare l’epidemia nel Terzo mondo è non solo una questione morale, ma di autodifesa – osservalo scienziato -. Finché infatti l’epidemia continua su grande scala, il virus continuerà a mutare, a diventare più contagioso”. Guardando ai contratti firmati finora, secondo Parisi “mancano 2 miliardi di persone, ancora scoperte”, per le quali non è stata opzionata una dose di vaccino. “A seconda del vaccino, immunizzarli può costare da 6 a 30 miliardi di dollari. Non farlo sarebbe un crimine e un atto di miopia“.
Secondo Parisi per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge sarà necessario vaccinare il 90% della popolazione italiana. “Le nuove varianti del virus SarsCoV2 sono più contagiose – ha osservato Parisi – e di conseguenza si può stimare che per raggiungere l’immunità di gregge non basta rendere immune il 60% della popolazione, come si stimava all’inizio dell’epidemia”, ma “bisogna arrivare a rendere incapaci di trasmettere il contagio il 90% della popolazione”.