L’età di chi viene contagiato nella cosiddetta terza ondata Covid si è abbassata e per questo a Modena hanno deciso di organizzare una squadra per le cure domiciliari anche ai bambini. Da novembre scorso infatti, l’azienda Ausl ha attivato una Usca pediatrica: Unità speciale di continuità assistenziale che va a visitare a casa i minori che hanno meno di sei anni. Per il momento sono state fatte circa una quarantina di uscite, ma la terza ondata rischia di impegnarle sempre di più. “In questo caso il medico Usca è affiancato da un medico in formazione specialistica della clinica pediatrica di Modena“, spiega la direttrice cure primarie Lucia Cavazzuti. “Il percorso è analogo a quello degli adulti, solo che qui a fare la segnalazione è il pediatra di libera scelta che si confronta con lo specializzando”. Ma di che casi si tratta? “Per fortuna i casi pediatrici e giovanili non sono gravi nella maggior parte dei casi, quindi anche dove ci sono sintomi è ben raro che si arrivi al ricovero ospedaliero. Sono numerosi, ma abbastanza banali e si risolvono con farmaci di uso comune. La differenza è che nella prima ondata erano positivi ma senza sintomi, ora hanno sintomi e sono molto contagiosi“.
Giulia Cinelli è una delle specializzande in pediatria che ha aderito al progetto e che, in caso di necessità, esce per le visite domiciliari: “E’ diversa la situazione rispetto a marzo- aprile, indubbiamente la fascia d’età si è un pochino abbassata, colpisce i giovani adulti e gli adolescenti, e quindi anche i bambini più piccoli”. E questo anche perché, “all’inizio le scuole sono state chiuse molto precocemente e si vedevano numeri diversi da quelli che vediamo ora”. Quindi, negli ultimi tempi è emersa la necessità “di avere qualcuno che valutasse i bambini a casa. Altrimenti l’alternativa era solo il pronto soccorso perché i pediatri, non avendo i mezzi per andare a domicilio, avrebbero fatto solo un consulto telefonico. Abbiamo quindi aperto questo percorso. Sicuramente la patologia del bambino è diversa da quella dell’adulto e i numeri sono minori come ospedalizzazioni. L’obiettivo è comunque gestire a domicilio le cose che possono essere gestite a domicilio, viceversa andare in ospedale quando c’è un campanello d’allarme“.