Sono 11 le Regioni che registrano numeri superiori al limite stabilito. Prima su tutte il Molise che negli ultimi giorni ha visto impennare al percentuale di occupazione posti Covid al 67%. Seguono l'Umbria, con il 57% dei letti occupati in rianimazione, e la Provincia autonoma di Trento (54%). Anche i reparti di area non critica mostrano un +5% dei posti occupati dal 1 al 9 marzo, salendo al 35%, sotto la soglia critica del 40%
Il nuovo picco di contagi in Italia che fa già parlare di ‘terza ondata’ di pandemia di coronavirus fa di nuovo scattare l’allarme sull’affollamento delle terapie intensive nel Paese. Secondo i dati del report diffuso dall’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), che svolge un monitoraggio giornaliero della diffusione del Covid, aggiornati al 9 marzo, le rianimazioni italiane hanno superato la soglia di occupazione critica del 30% dei posti letto (fino al 31%), dopo che già nelle settimane scorse alcune Regioni avevano fatto registrare numeri oltre la ‘linea rossa’ tracciata dagli esperti. Una situazione, quella dipinta dall’ultima pubblicazione dell’Agenzia, dovuta anche alla forte crescita dei ricoveri in questi reparti registrata dal 1 al 9 marzo: +6% in intensiva, dal 25% al 31%.
Nel dettaglio, sono 11 le Regioni che registrano numeri superiori al limite stabilito. Prima su tutte il Molise che negli ultimi giorni ha visto impennare al percentuale di occupazione posti Covid al 67%, sulla base della rilevazione giornaliera (9 marzo) del ministero della Salute. In base al report diffuso ieri sera, i pazienti ricoverati nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Cardarelli di Campobasso sono 13, 7 quelli al Neuromed di Pozzilli (Isernia) e 4 al Gemelli Molise di Campobasso.
Dopo il Molise, i numeri più alti li registrano l’Umbria, con il 57% dei letti occupati in rianimazione, e la Provincia autonoma di Trento (54%). Sempre oltre la soglia del 30% ci sono le Marche (44%), Lombardia (43%), Abruzzo (41%), Emilia-Romagna (40%), Provincia autonoma di Bolzano (39%), Friuli-Venezia Giulia (34%), Piemonte e Toscana (36%). Appena sotto soglia la Puglia (29%), Lazio e Liguria al 28%.
Per quanto riguarda l’occupazione dei pazienti Covid nei reparti di area non critica, cioè malattie infettive, pneumologia e medicina generale, la media nazionale è al 35%, cresciuta ben del 5% rispetto al 1 marzo anche se ancora sotto la soglia critica fissata al 40%. Sono 7 le Regioni che la superano: Umbria (51%), Marche (54%), Emilia-Romagna (47%), Lombardia (46%), Molise e Abruzzo (45%). Una situazione, quella descritta dal report di Agenas, che è alla base anche delle ultime raccomandazioni del comitato tecnico scientifico che proprio il 9 marzo ha chiesto all’esecutivo di rafforzare le misure anti-contagio alla luce delle varianti e della crescente pressione sugli ospedali, ipotizzando una serrata nei weekend come durante le vacanze di Natale, zone rosse locali con controlli in entrata e in uscita sul modello Codogno e maggiori restrizioni nelle Regioni gialle.
Buone notizie arrivano invece dalle Regioni che, al momento, sono meno interessate dal nuovo picco di contagi registrato in tutto il Paese, come Sardegna e Valle d’Aosta, rispettivamente in zona bianca e gialla. Le strutture ospedaliere in queste due regioni non rilevano sofferenze sul fronte della pressione dei pazienti Covid nelle terapie intensive e nei reparti non critici degli ospedali, secondo il report di Agenas. Le due regioni mostrano dati decisamente al di sotto delle soglie critiche definite dal Governo: i posti letto delle terapie intensive occupati da pazienti positivi raggiungono il 10% in Valle d’Aosta e il 12% in Sardegna, mentre la percentuale dei posti letto di reparti di medicina occupata da pazienti con il virus in Valle d’Aosta è del 4%, e in Sardegna del 12%.