Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati rinviati a giudizio per l’inchiesta per il fallimento delle cooperative Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv, che conta in totale 18 imputati. "La decisione del gup era attesa visto il tipo di vaglio a cui è questo chiamato per legge. È però emersa, già dalle carte, la prova dell’infondatezza del castello accusatorio, il cui accertamento necessariamente dovrà avvenire in dibattimento", dice l’avvocato Federico Bagattini, difensore dei genitori dell'ex premier. Il processo si aprirà a giugno
I genitori di Matteo Renzi saranno processati con l’accusa di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false. Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati rinviati a giudizio per l’inchiesta per il fallimento delle cooperative Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv. Il decreto che dispone il rinvio a giudizio è stato emesso questa mattina dal giudice dell’udienza preliminare, Giampaolo Boninsegna. La prima udienza è fissata davanti al collegio A del Tribunale di Firenze per il 1° giugno, con inizio alle ore 9. “La decisione del gup era attesa visto il tipo di vaglio a cui è questo chiamato per legge. È però emersa, già dalle carte, la prova dell’infondatezza del castello accusatorio, il cui accertamento necessariamente dovrà avvenire in dibattimento. Confidiamo quindi di poter confutare la tesi inquisitoria in tale sede”, dice l’avvocato Federico Bagattini, difensore dei Renzi.
In totale sono 16 i rinvii a giudizio e due patteggiamenti. il gup ha disposto il processo per altri 14 tra legali rappresentanti delle coop, componenti dei cda e imprenditori. Hanno patteggiato la pena Pierpaolo Fasano, amministratore unico di una delle società, e l’imprenditore ligure Mariano Massone: quest’ultimo ha avuto a sei mesi. Estinte infine le accuse a carico di un altro imputato, deceduto nel corso dell’udienza preliminare.
L’inchiesta ha preso in esame la gestione di cooperative di servizi dedite in particolare al volantinaggio e alla distribuzione di materiale pubblicitario. Secondo le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco, Renzi senior e la moglie erano amministratori di fatto delle cooperative sotto inchiesta, tramite persone di fiducia o comunque condizionando le decisioni prese all’interno delle stesse società. Lo scorso 3 marzo, in apertura dell’udienza preliminare, il pm Turco aveva depositato una memoria integrativa di 40 pagine per rafforzare l’accusa nei confronti degli imputati. Per i reati loro contestati nel febbraio 2019 Renzi senior e la moglie erano finiti agli arresti domiciliari: la misura venne poi revocata dal Tribunale del Riesame dopo 18 giorni.
L’indagine era partita dalla Delivery Service Italia, cooperativa dichiarata fallita a giugno 2015 e di cui Renzi senior e la moglie erano, secondo le accuse della procura, amministratori di fatto fino a giugno 2010. In questo caso secondo gli inquirenti i due coniugi, insieme ad altre persone- tra cui Roberto “Billy” Bargilli, l’autista del camper di Renzi per le primarie per la segreteria del Pd del 2012 e in passato nel cda della cooperativa – hanno cagionato “il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare gli oneri previdenziali e le imposte, o comunque, aggravando il dissesto”. Per quanto riguarda la Europe Service, fallita ad aprile 2018, invece i coniugi Renzi – considerati dalla Procura “amministratori di fatto fino a dicembre 2012″ – sono accusati con altri di aver sottratto “con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, i libri e le altre scritture contabili”. C’è poi il caso della ‘Marmodiv‘, cooperativa fallita con sentenza del Tribunale di Firenze il 20 marzo 2019. La bancarotta fraudolenta in questo caso viene contestata oltre che a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, anche a Giuseppe Mincuzzi “presidente del cda fino al marzo 2018” e a Daniele Goglio “amministratore di fatto fino a marzo 2018” della ‘Marmodiv’.
Per il pm Turco, i quattro indagati “concorrevano a cagionare il dissesto della società esponendo, al fine di conseguire un ingiusto profitto, nel bilancio di esercizio al 31 dicembre 2017, approvato dall’assemblea dei soci il 27 giugno 2018 nell’attivo patrimoniale, crediti per ‘fatture da emettere’ non rispondenti al vero per un importo superiore a 370mila euro, così iscrivendo a conto economico maggiori ricavi ed evitando di evidenziare una perdita d’esercizio”. Così, continua il capo di imputazione formulato dalla procura fiorentina, “Renzi, Bovoli e Mincuzzi – presidente del consiglio di amministrazione fino al 15 marzo 2018 – erano in grado di ‘cedere’ all’amministratore di fatto Daniele Goglio la cooperativa ormai fortemente indebitata e Goglio poteva tenere la condotta distrattiva contestata”. Per la Marmodiv i coniugi Renzi, con altre sei persone, sono accusati anche di aver emesso alcune fatture “per operazioni in parte inesistenti” “al fine di consentire alla ‘Eventi 6‘ l’evasione delle imposte sui redditi”. La Eventi 6 (di cui erano socie la mamma e le sorelle di Renzi, completamente estranee all’indagine della procura), si occupava della distribuzione di volantini e giornali.