Scuola

Legambiente: “Il 29% delle scuole ha bisogno di interventi urgenti di edilizia. In 7 anni realizzati meno della metà dei progetti”

L'indagine Ecosistema Scuola evidenzia che non è ancora stato bonificato l’amianto in 145 edifici, soprattutto al Nord. E le difficoltà incontrate dagli enti locali accrescono il timore che i 6,8 miliardi previsti dal Recovery Plan per l’edilizia scolastica non portino ai risultati auspicati

Negli ultimi sette anni sono stati realizzati meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica, mentre una scuola su due non ha impianti per lo sport, il 29% degli edifici necessita di interventi urgenti e il tempo pieno resta una chimera in molte aree del Paese. Sono alcuni dei dati presentati da Legambiente nell’indagine Ecosistema Scuola, alla sua ventesima edizione e ci dicono che dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati e solo 2.121 portati a termine. Così, tanto per fare un esempio, non è ancora stato bonificato l’amianto in 145 edifici (in gran parte al Nord) di quelli oggetto d’indagine, frequentati ogni giorno da 28.500 studenti. Le difficoltà incontrate dagli enti locali producono così un abisso tra l’importo stanziato per la realizzazione delle opere e la spesa effettiva. Se l’importo totale stanziato ammonta a più di 3,3 miliardi, quello totale finanziato è di 2,4 miliardi, mentre l’importo finanziato dei progetti avviati è di 1,4 miliardi. In ogni passaggio, viene ‘perso’ circa un miliardo di euro. Di questo passo, senza risolvere le criticità ormai croniche il rischio è che, nonostante una previsione (almeno stando all’ultima versione, ndr) nel Recovery Plan di 6,8 miliardi per l’edilizia scolastica, le risorse non portino ai risultati auspicati. A tutto questo si aggiunge la pandemia che, spiega Legambiente, “ha portato spazi e servizi scolastici al centro della cronaca dell’ultimo anno, mettendo in luce quanto questo aspetto infrastrutturale del Paese, strategico, sia in sofferenza”.

L’APPELLO – Ed è questa la ragione per cui l’associazione lancia un appello al nuovo ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, affinché le scuole diventino protagoniste della transizione ecologica. Tradotto: realizzare processi di riqualificazione energetica partecipata degli edifici con la comunità scolastica che diviene comunità energetica e inaugurare una generazione di 100 scuole sostenibili e innovative costruite secondo i criteri della bioedilizia, aperte anche in orario extrascolastico e dotate di un’integrazione di servizi sia in orario scolastico che extrascolastico, da realizzarsi nelle ‘periferie sociali’ del Paese, caratterizzate da alto tasso di dispersione scolastica e povertà educativa.

I DATI DEL REPORT – Un passo molto diverso rispetto a quello raccontato da Ecosistema Scuola 2021 (dati 2019): su un campione di 6.156 edifici in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti, risulta che la metà non ha la mensa, circa il 58% delle scuole non ha certificazioni base come l’agibilità, mentre ricade in area sismica 1 e 2 il 43% delle scuole, di cui solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica e più dell’87% degli edifici è sotto la classe energetica C. Dati medi nazionali che, lungo i vent’anni di indagine, mostrano la permanenza di un costante divario tra nord, centro, sud e isole. “La Fondazione Agnelli, sulla base dei dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, ha quantificato in circa 200 miliardi i fondi necessari per ristrutturare e rinnovare le scuole italiane” ricorda Claudia Cappelletti, responsabile scuola Legambiente. “I 6,8 miliardi previsti per l’edilizia scolastica nell’ultima stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – spiega la vice presidente Vanessa Pallucchi – vanno letti in un’ottica di priorità di interventi, con la forte attenzione all’individuazione degli ostacoli da rimuovere perché le risorse disponibili diventino miglioramenti effettivi delle nostre scuole e non si perdano nelle inefficienze di percorso”.

UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ, SOPRATTUTTO AL SUD – Oggi, per una media nazionale di interventi di manutenzione urgente delle scuole del 29,2% e una spesa media nazionale per la manutenzione straordinaria per edificio di quasi 71mila euro, questa urgenza viene dichiarata dai capoluoghi del sud per il 31,5% degli edifici, con una spesa media per edificio di circa 41mila euro. Nelle isole, il 63% degli edifici necessitano di interventi urgenti e la spesa media per edificio per la manutenzione urgente si attesta sui 5.500 euro. La principale emergenza rimane per questi territori la messa in sicurezza, che raggiunge un livello di allarme nelle isole dove, nonostante oltre il 63% delle scuole sia in area sismica 1 e 2 (a fronte di una media nazionale del 41%), solo il 6,3% degli edifici risponde ai criteri della normativa antisismica (mentre la media nazionale è del 30,8%). Anche rispetto agli spazi scolastici, così determinanti per la qualità della didattica e la possibilità di una maggiore apertura della scuola al territorio, sono molte le differenze rilevate tra le diverse aree del Paese. Le strutture per lo sport, ad esempio, sono presenti al nord in più di una scuola su due, mentre mancano in oltre il 60% delle scuole del centro, nel 55% circa di quelle del Sud e quasi nel 64% di quelle delle isole. Giardini e aree verdi fruibili sono una realtà presente in più dell’80% delle scuole del centro-nord, ma mediamente solo in una scuola su quattro del sud e delle isole.

SE IL COVID HA MESSO IN LUCE LE DISUGUAGLIANZE – È urgente, inoltre, rivedere i servizi pubblici a disposizione delle scuole, per riequilibrarne le opportunità di accesso nelle diverse aree del Paese e garantirli a tutti i cittadini. “Sono elementi strutturali fondamentali – spiega Legambiente – per affrontare sperequazioni e povertà educative, così come la gestione del tempo scuola”. Convivono, infatti, nelle classi, fra famiglie e fra territori, tante forme di disuguaglianza e povertà educativa che la pandemia ha messo in luce: “evidenze che erano lì da tempo, ma che non sono state affrontate”. Anzi, ricorda l’associazione, investimenti su servizi essenziali sono stati ridotti, come quelli per il trasporto pubblico scolastico. Gli anni di indagine di Ecosistema Scuola mostrano come il servizio di scuolabus sia passato, dal 2010 al 2018, dall’interessare quasi il 33% degli edifici al 23%, senza lo sviluppo di una mobilità alternativa casa-scuola, le cui pratiche ecocompatibili rimangono al palo come il pedibus (6% delle scuole) e il servizio di bicibus (0,1% e solo al nord). Differenze territoriali enormi anche rispetto alle classi a tempo pieno, praticato quasi in una scuola su due secondo la media nazionale, ma con il 67,8% di scuole con classi a tempo pieno nel centro Italia, quasi il 40% nel nord, il 9,5% nel sud e il 18,4% nelle isole.