Ha fatto molto scalpore una anticipazione resa nota dall’Istat, sul livello di povertà raggiunto in Italia nel corso del 2020, anno di emergenza sanitaria dovuta alla Covid-19.
Il quadro della povertà in Italia che ci consegna l’Istat è sconfortante: 1 milione di persone in più in povertà assoluta nel 2020 ovvero ulteriori 335 mila famiglie in povertà assoluta rispetto al 2019.
L’Istat afferma che si tratta di livelli di povertà assoluta, da record dal 2005. Secondo l’Istat oggi, in Italia sono 1 milione e 346mila i minori che vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209mila in più rispetto al 2019.
Questo vuol dire che in Italia, nel 2020, i minori che si trovano in condizione di povertà assoluta sono il 13,4%, con un aumento di 2 punti percentuali rispetto al 2019.
Non bastavano le 50/60.000 sentenze di sfratto annuali negli anni precedenti al 2020 che segnalavano già come il costo casa incidesse notevolmente sulla povertà diventando elemento determinante della precarietà abitativa e per gli sfratti.
Ma nell’ambito della povertà c’è una questione che non viene mai messa in risalto o segnalata con la dovuta forza: la questione minori e sfratti.
Negli anni precedenti il 2020, in cui non vi era l’emergenza sanitaria da pandemia di oggi e non erano in vigore sospensioni sfratti ogni anno si eseguivano tra i 25.000 e i 30.000 sfratti con la forza pubblica e nell’80% dei casi erano presenti minori.
Quindi nel silenzio/assenso di quasi tutte le amministrazioni locali e di quasi tutto il ceto politico, siano essi parlamentari, consiglieri regionali e comunali almeno tra i 20.000 e i 25.000 minori erano soggetti ad esecuzioni di sfratto insieme alla famiglia.
Le azioni di rilascio negli anni passati quasi mai vedevano l’intervento di assistenti sociali e ancora meno la garanzia di passaggio da casa a casa.
Attenzione questo vuol dire che per quei minori non solo si è assistito i ad una estromissione forzosa da un alloggio ma hanno corso il rischio di abbandono della scuola o perlomeno un aumento della impossibilità a frequentare corsi di studio. Così spesso si è assistito a danni per la salute e quelle poche volte nelle quali vi era l’intervento degli enti locali alla divisione dei nuclei famigliari.
Tutte azioni in aperta violazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La perdita del diritto alla casa, quindi, è uno dei maggiori indicatori di povertà. Lo rammento ai cosiddetti difensori della famiglia e ai sindaci e assessori delle nostre città che invece assistono impassibili e senza battere ciglio, senza intervenire a sfratti che vedono presenza di minori.
Eppure la questione sfratti e minori non è completamente sconosciuta alle istituzioni.
La ex Garante dell’infanzia e dell’adolescenza Filomena Albano scrisse una lettera protocollo n. 0002328/2018 del 10 settembre 2018, in relazione alla questione sgomberi ma estendibile anche agli sfratti, all’allora Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno Salvini, dott. Piantadosi, oggi Prefetto di Roma, al Responsabile dell’area Welfare e Immigrazione Anci dott. Luca Pacini, a Luigi Mazzuto della VIII Commissione “politiche sociali” della Conferenza delle Regioni,
Nella lettera la Dott.ssa Albano, rammentava che al Garante è assegnato il compito di vigilare sul rispetto dei diritti e degli interessi delle persone minori in Italia, e richiamava la Convenzione di New York firmata nel 1989 e ratificata dall’Italia con la legge 176/1991.
In tale ambito raccomandava ai soggetti ai quali scriveva di “tutelare di tutelare i diritti delle persone minorenni coinvolte in procedure di sgombero di occupazione arbitraria di immobili, (tanto più in sfratti), e in particolare scriveva che doveva essere garantito il diritto all’unità famigliare, alla sicurezza sociale legata alla disponibilità di un’abitazione alternativa adeguata, adeguate condizioni di salute, nonché il loro interesse alla continuità scolastica”.
Infine la Dott.ssa Albano raccomandava di “garantire un’esecuzione di sgomberi (tanto più di sfratti) secondo modalità compatibili con la presenza di minori, avvalendosi di personale qualificato e appositamente formato”. E concludeva: “Si raccomanda – al fine di garantire i diritti citati – di concertare preventivamente con tutti gli attori istituzionali coinvolti per legge, gli interventi di sgombero (e sfratto) assicurando la previa individuazione di soluzioni abitative alternative di sgombero (e sfratto) per gli aventi diritto”.
Anche a questo serve il Piano strutturale di edilizia residenziale pubblica senza consumo di suolo e finanziato dal recovery fund che Unione Inquilini chiede da almeno un anno.
Un ultimo appunto: ma se l’Italia non è in grado di ottemperare alle Convenzioni internazionali sui diritti, in questo caso dei minori, perché le firma e ratifica? Visto che l’Italia dimostra che non intende attuare le Convenzioni sarebbe più onesto che l’Italia disdettasse le firme e le ratifiche. O le attui.