Matteo Renzi è andato a Dubai insieme a Marco Carrai. Lo ha raccontato la Stampa nei giorni scorsi, ricostruendo la notizia della nuova trasferta nel Golfo Persico dell’ex presidente del consiglio insieme all’imprenditore, indicato da sempre come un suo fedelissimo. Dopo tre giorni restano ancora ignoti i motivi del viaggio. La vicenda ha riportato d’attualità il tema delle querele temerarie. Domenica Renzi ha annunciato di voler denunciare sia la Stampa che il sito Tpi.it, le due testate che avevano parlato della sua trasferta, di interesse pubblico dopo i viaggi in Arabia Saudita e gli eventi con il principe Mohammed bin Salman, che secondo un report dell’intelligence Usa ha “autorizzato” l’operazione per “catturare o uccidere” il giornalista Jamal Khashoggi.

Nicola Fratoianni pone l’accento sulla trasparenza. “È evidente che c’è un problema che riguarda Matteo Renzi, ma non solo. Ora dire basta a rapporti tra politica e affari. Presenteremo proposta di legge per impedire a politici, partiti, fondazioni di ricevere finanziamenti da aziende o Paesi stranieri”, dice il segretario di Sinistra italiana. “Per questo presenteremo una proposta di legge – prosegue il deputato – che impedisca a politici, partiti e fondazioni legate alla politica di ricevere finanziamenti da privati legati alla pubblica amministrazione ed enti, fondazioni o Paesi stranieri. Su questo non ci devono essere dubbi gli interessi privati non possono interferire con l’interesse collettivo”.

Massimo Giannini, direttore de La Stampa, ha raccontato in un’intervista a Luca Telese come ha ricevuto l’annuncio della querela direttamente dal senatore d’Italia viva. “Alle cinque e diciassette esatte del mattino Renzi mi ha mandato un sms sul telefonino”. C’era scritto: “Bastava un tuo messaggio e ti saresti risparmiato di scrivere tutte queste cazzate. Ci vedremo in tribunale”, racconta il giornalista, spiegando che Renzi non ha smentito – anzi ha confermato – il viaggio a Dubai, durante una telefonata con lo stesso Giannini. “Non ho ancora capito – perché era vero – cosa non trovi corretto nell’articolo de La Stampa”, gli ha chiesto il giornalista. La risposta? “Le motivazioni del mio viaggio le leggerai nel mio atto di citazione”. È in effetti, dopo una risposta simile, sarebbe interessante conoscere il motivo del viaggio di Renzi a Dubai. Anche perché in base alla normativa italiana attualmente in vigore non ci si può recare negli Emerati arabi per turismo ma solo per lavoro, motivi di salute o di studio. Il leader d’Italia viva, dunque, avrà dichiarato il motivo del suo viaggio nell’autocertificazione esibita in aeroporto. Sempre la Stampa si chiede poi se Renzi e Carrain stiano osservando i 14 giorni di isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria previsti dalla norme.

Ieri Renzi è intervenuto sulla questione nella sua enews. “Nuove polemiche su di me, stavolta per un viaggio a Dubai. In molti hanno colto l’occasione per tornare sulla questione saudita dicendo che io non ho risposto ai giornalisti (incredibile! Ricordo di aver fatto interviste al “Corriere della Sera”, a “la Repubblica”, a “Carta Bianca”, a “l’Aria che Tira”, alla BBC, a SkyNews, a Channel4, a “Le Monde”, a “El Pais”, a “Die Zeit”, al “Financial Times”. Possono piacere o meno le risposte ma come è possibile dire che non ho accettato di fare interviste?)”. In realtà le critiche a Renzi erano legate al fatto che aveva garantito l’intenzione di convocare una conferenza stampa per chiarire i suoi rapporti con il regime saudita dopo la crisi di governo italiana. Ma alla fine, il 27 febbraio scorso, ha deciso di pubblicare un’altra edizione della sua Enews in cui si faceva da solo le domande e si dà le risposte. È vero, come scrive lui stesso, che ha rilasciato numerose interviste a quotidiani stranieri, ma erano tutte dedicate alla crisi del governo Conte e alla nascita di quello di Mario Draghi. “Altri mi hanno criticato perché ho dato mandato ai legali di agire in giudizio nei riguardi de “la Stampa” e del direttore Massimo Giannini. Anche a me dispiace fare azioni civili contro alcune testate. Ma dobbiamo essere chiari: le critiche servono e aiutano a crescere, le fake news no. Tutti possono criticare, nessuno può diffamare”. continua il leader d’Italia viva nella sua enews di oggi. Non spiegando, dunque, su quali dettagli sbagliati intende querelare la Stampa e Tpi.it. E soprattutto cosa è andato a fare a Dubai.

“Mi rendo conto che del Senatore Renzi occorrerebbe parlare e scrivere il meno possibile. Tuttavia ormai il soggetto tende a querelare coloro che lo geolocalizzano nella penisola arabica. E dato che la questione non riguarda solo lui ma il tema dei conflitti di interessi oltre che della libertà di stampa pubblico volentieri questo articolo del Direttore di TPI, giornale libero querelato dal conferenziere in questione”, ha scritto su facebook l’ex deputato M5s Alessandro Di Battista. Sul tema è intervenuto anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna: “Sulle querele temerarie penso che sia uno scandalo non riuscire a varare una norma che le contrasti: noi abbiamo fortemente appoggiato la proposta De Nicola”. Il presidente dell’Odg premette di non conoscere “la vicenda specifica”, ma, aggiunge, “quando qualcuno contesta in una sede giudiziale quella che un giornalista ritiene sia una verità, se poi la notizia si rivela fondata non può finire con la semplice condanna alle spese, occorre un risarcimento per chi temerariamente è stato tratto in giudizio”. Una legge per il contrasto alle querele temerarie era già pronta a maggio 2019 e porta la firma del senatore Primo Di Nicola. Un solo articolo: è previsto che in caso di temerarietà della lite, riconosciuta dal giudice, questi può condannare il querelante a pagare una cifra pari ad almeno il 50% della pretesa. La norma però è rimasta in un cassetto, come ricorda il deputato M5s Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera: “Credo che abbia pienamente ragione il presidente dell’OdG Carlo Verna: il ritardo sul contrasto alle querele temerarie è inaccettabile. Il senatore Primo Di Nicola ha indicato una strada condivisibile con la sua proposta di legge ma ciò non ha avuto seguito, purtroppo. Intanto, questa prassi velatamente antidemocratica prosegue. Spero quindi che l’iter del provvedimento si sblocchi quanto prima”.

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