L'inchiesta nasce dalla dichiarazione di fallimento di due società del gruppo. Gli investigatori hanno ricostruito "pagamenti disposti dai conti di una delle due società fallite a favore di altre imprese riconducibili allo stesso dominus, in assenza di alcuna giustificazione economica, per quasi 3 milioni di euro. I tre, insieme al loro consulente fiscale, sono indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio
“Non sono fallite, le hanno fatte fallire con gli impicci che hanno fatto perché così si lavora nel Gruppo”. Così parlava in una telefonata un ex dipendente della Cavicchi, la holding che opera nel settore della gestione di alberghi, ristoranti e attività turistiche riconducibile all’imprenditore 81enne Giancarlo Cavicchi. Le sue parole, definite “emblematiche” dal gip di Roma Corrado Cappiello, sono riportate nell’ordinanza cautelare con cui, su richiesta della Procura capitolina, sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore e della moglie, nonché la custodia cautelare in carcere nei confronti del figlio Cristiano e del loro consulente fiscale. Sono tutti indagati – si legge in una nota della guardia di finanza che ha eseguito gli arresti – per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.
L’inchiesta, delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, nasce dalla dichiarazione di fallimento di due società del gruppo Cavicchi. Gli investigatori hanno ricostruito “pagamenti disposti dai conti di una delle due società fallite a favore di altre imprese riconducibili allo stesso dominus, in assenza di alcuna giustificazione economica, per quasi 3 milioni di euro, che costituiscono le somme oggetto del reato di autoriciclaggio – prosegue la nota -. È stato inoltre accertato l’omesso versamento della tassa di soggiorno per oltre 500mila euro al Comune di Roma, in ragione del quale i coniugi Cavicchi sono indagati anche per peculato“. Il gip ha disposto anche il divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per 12 mesi nei confronti di 7 presunti prestanome compiacenti che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati posti in modo fittizio al vertice di alcune imprese per “dissimularne la riconducibilità agli arrestati”, nonché il sequestro preventivo di somme, beni immobili e mobili per oltre 3,5 milioni di euro.
Nell’ordinanza si legge che c’è stato un “inadempimento sistematico delle obbligazioni tributarie a partire da diversi anni prima della formale dichiarazione di fallimento di entrambe le società, aggravato dalla consumazione dei gravi episodi distrattivi relativi ai diversi rami d’azienda” e gli “ingiustificati trasferimenti di ingenti somme di denaro in favore di altre società del gruppo ancora in bonis”. Fatti, sottolinea il giudice, che “inducono a ritenere che le condotte illecite poste in essere dagli indagati non siano occasionali o sporadiche, ma il frutto di una precisa strategia tesa a mantenere il controllo delle attività e dei beni produttivi senza provvedere al pagamento dei creditori, specialmente erariali”. Le indagini svolte dalla guardia di finanza, prosegue il gip Cappiello, “hanno evidenziato come le condotte illecite non sono frutto di singole iniziative isolate ma si inquadrano nel più ampio scenario di una stabile organizzazione strutturata ed articolata”. Il gruppo Cavicchi risulta infatti “composto da circa 30 società all’interno del quale si inseriscono, in ragione delle reciproche partecipazioni, sia le fallite, sia le beneficiarie delle condotte distrattive”. In ogni caso, si legge ancora nell’ordinanza, “le strutture alberghiere sono sempre rimaste nella disponibilità dei componenti della famiglia Cavicchi, nonostante i fallimenti di diverse società, con definitivo danno per i creditori, tra cui principalmente l’erario”.